La Fenice che risorge dalle proprie Macerie. Uno degli esempi che veri politici ed amministratori accorti potrebbero vedere in regione se avessero la voglia, e soprattutto la modestia, per prendere spunto dal concetto “Fatti, non parole”! siamo in Italia e da noi le parole abbondano sulla sponda del mare che le divide dai fatti! Nei primissimi giorni seguenti alla notte del 6 maggio 1976 era andato a Majano, nel condominio dove abitava Manuela, fidanzata di mio fratello Giancarlo, ero rimasto impressionato da ciò che avevo visto nei dintorni, ancor di più dai due palazzi che si erano accartocciati all’altro lato della strada dove ancora stavano scavando, da quell’esperienza maturò con il tempo in me il desiderio di quella che sarebbe stata Mida, la mia pastorella tedesca.
Quell’anno la scuola era terminata con la mattina del 6 maggio, il giorno dopo avrei avuto un compito in classe ma tutto si fermò. Ci fu comunque molto da fare con la parrocchia che frequentavo e quell’estate non mi annoiai!
Ad inizio del successivo mese di settembre con alcuni amici avevamo fatto un giro in bicicletta attraverso le zone meno fortunate, luoghi noti ai friulani come Gemona e Buja (dove abitavano alcuni miei compagni di classe di cui non avevo più saputo nulla), Majano, Artegna, Magnano……. vidi anche Venzone dopo le batoste del 6 e del 9 maggioad allo stillicidio che durò per mesi.
Pochi giorni dopo l’”Orcolat” si ripresentò, il 15 settembre diede prima un “preavviso” nella notte, poi alle 11 di mattina la sberla più grossa; in realtà non si era mai fermato dal 6 maggio, e non si sarebbe fermato per alcuni anni ancora, quella sberla fu come la prima se non peggio: distrusse ciò che ancora era rimasto in piedi ma anche il morale di chi, da mesi “ballava con il terreno”, crollò pure il condominio dove prima abitava Manuela la mia futura cognata. Venzone la rividi pochi giorni dopo stava peggio di prima.
Qualche giorno dopo ricominciò la scuola: ritrovai tutti i compagni di classe, tutti nessuno escluso, fu piacevole tornare alla “normalità” con quella 3’G.
Per molti anni, durante i quali in Friuli, con poche parole ma molti fatti, vennero recuperati prima i posti di lavoro seguiti rispettivamente dalle abitazioni e dalle chiese, seguendo un concetto impostato da un certo “Zamberletti”, concetto che non ho più sentito nominare da alcun politico in occasione delle frequenti “Repliche” che si tengono nella penisola ballerina su cui abitiamo ed i cui postumi certi politici dovrebbero saper gestire.
Dicevo, per molti anni non ho più avuto occasione o voglia di “entrare” a Venzone, ci passavo accanto, vedevo “rinascere” le mura e la cattedrale, sino a quando i lavori terminarono, comunque non ci tornavo.
Attraversai nuovamente le mura della cittadina nel 2018, era passata una vita, e la sensazione d piacere nel vedere un paese così bello, così rilassante così “rinato come prima” senza una oscena “New Town” fu una piacevole scoperta. La piazza de Municipio e la Loggia sono splendide, la cattedrale può apparire spoglia ma guardandola bene e conoscendo le “ceneri” è risorta appare unica, il centro storico è una chicca. Il Museo Tiere Motus poi aiuta a ricordare e chi, come me, quei luoghi li ha girati durante quel periodo, nelle sale del museo riconosce fatti e luoghi, il museo aiuta anche chi “non c’era” ad avere un’idea di cosa sia stato, aiuterebbe altre persone ad avere la decenza di tacere quando non sanno di cosa parlano, spesso facendolo davanti a persone più informate.
Ora ci torno spesso, più rilassato che in quell’estate: lascio la macchina alla stazione ferroviaria e parto, pedalando lungo la pista ciclabile, talvolta verso sud, più spesso verso Nord-Ovest, attorno ai piedi della tana dell’Orcolat, costeggiando il Tagliamento.





