Armenia 2024

A volte tornano, ……e noi ci torniamo volentieri: a distanza di un anno abbiamo deciso di fare il bis perché c’è molto ancora da vedere, anche ciò che, per un disguido, abbiamo dovuto saltare la volta precedente. Dopo riunioni volte a decidere la meta del viaggio, che in prima battuta avrebbe dovuto portarci verso destinazioni europee, a fine luglio il “Capo” ha finalmente optato per ripetere l’esperienza armena inaugurando così il nuovo passaporto.   

Dopo il Volo con Wizzair da Venezia, abbiamo prenotato l’HOTEL CASCADE per tutto il periodo, poi è stata la volta della macchina a noleggio. Avevo cercato intensamente contatti in zona per organizzare le escursioni che desideravamo trovando Agenzie che sparavano prezzi inauditi ed altre che, ignorando le nostre richieste e comunicazioni, insistevano a proporci quanto già visto un anno addietro, altre abbordabili come prezzi e disponibili alla personalizzazione del giro, ma che non rispondevano più dopo i primi contatti a mezzo Mail e Telefono… in sostanza: ci hanno convinti a rispolverare il caro vecchio …e più economico “fai da Te”

9 Ottobre – mercoledì. La lunga giornata inizia poco prima della mezzanotte dell’8 ottobre, quando partiamo diretti all’aeroporto di Venezia, dove dopo un check-in allungato da diversi passeggeri che cercavano di imbarcare in cabina le cose più assurde, tra le quali anche una bottiglia “Magnum” di Prosecco, finalmente ci imbarchiamo e l’aereo decolla quasi puntuale. Il volo notturno è tranquillo e l’alba ci raggiunge durante il volo. Prima dell’atterraggio ammiriamo uno splendido panorama sul monte Aragats …e sulla centrale nucleare di Metsamor.

Dopo il ritiro bagagli sostiamo allo stand della compagnia VIVA, dove, con l’equivalente di circa 7 euro acquistiamo la SIM telefonica armena quindi attiviamo l’App UTAXI per richiedere il trasferimento in albergo. UTAXI sembra la sorella povera di YANDEX: mentre la seconda invia Taxi “Marchiati” la prima ci invierà sempre autisti con vetture anonime, spesso ammaccate.  La nostra Toyota Camy nera arriva in pochi minuti, guidata da una autista discreto e cordiale che per la somma di 2600 AMD ci conduce sino all’albergo, che evidentemente non conosceva dato che, lungo le ultime curve e stradine, ho dovuto fornirgli io le indicazioni. 2600 AMD da pagare in Carta di Credito, per i quali mi è pervenuto il messaggio di conferma, ma che, evidentemente, una volta confermato non ha trasmesso al server così, a 2 ore di distanza, mi ha telefonato il figlio dell’autista chiedendo di fargli il bonifico della cifra che il padre non aveva potuto incassare. Una volta compreso che il bonifico non sarebbe stato possibile e che l’autista non avrebbe potuto raggiungerci in quanto eravamo già a passeggio per la città, abbiamo concordato di rivederci il giorno 13 seguente per un ulteriore trasporto e pagamento complessivo.

Il tragitto sino all’albergo è stato veloce; siamo arrivati in hotel verso le 12 dove, con estrema cortesia e gentilezza, ci hanno permesso il Check-in immediato, senza dover attendere le 14.00. Una bella camera, ancora più grande di quella avuta l’anno precedente:  Camera con Ingresso separato dotato di Divanetto e Tavolino, ed una Terrazza, la n. 31 al terzo piano

Dopo una rinfrescata ci siamo subito diretti al centro città, dapprima alla volta del Cambio Valute che avevo già conosciuto nel viaggio precedente, poi all’Autonoleggio: tra una e l’altra abbiamo inserito la sosta rigeneratrice all’ARAKS, un piccolo ristorante con cucina mediorientale: pochi tavoli, molto raccolto e tanta cortesia nel servizio. Con l’equivalente di 11 euro, mancia inclusa, abbiamo pasteggiato saporitamente in 2, poi una passeggiata ammirando i murales che si incontrano negli androni dei palazzi, alcuni negozi ed una pausa Caffe prima di raggiungere la NANIKO, compagnia di Autonoleggio, con ufficio vicinissimo alla Northern Avenue dove abbiamo così ritirato la nostra Dacia Duster 4×4 per poi rientrare immediatamente l’albergo e posteggiare.       Per cena ci siamo concessi una “passeggiata” sino ad un negozio di alimentari, acquistando qualche cosa di pronto per asporto, mentre per il dessert siamo riforniti da PAPAYA la splendida pasticceria conosciuta lo scorso anno; poi, a nanna!

10 Ottobre – giovedì.   La Metropolitana delle 7.00 ci ha “scossi” dal sonno, dato che non avevamo sentito la sveglia puntata per le 6.30, siamo così partiti velocissimi, dopo aver ritirato i sacchetti colazione da asporto che avevamo ordinato ed alle 8.05 eravamo in strada, diretti a Nord-Ovest, verso la nostra prima tappa: il vulcano GUTANASAR e quella che chiamano anche “BLACK WALL”.    

Raggiunto il villaggio di FANTAN, si imbocca una strada sterrata facilmente percorribile se si presta attenzione ai sassi sporgenti nel primo breve tratto, ed alla canaletta scavata dall’acqua nel mezzo della strada che può in qualche punto essere profonda anche 30-40 cm, attenzione quindi a dove si mettono le ruote!  Dopo 6km circa abbiamo raggiunto l’affascinante BLACK WALL alle 8.40 e per prima cosa abbiamo degustato la Colazione da Asporto. Il luogo è completamente deserto a quell’ora, forse perché è una giornata feriale.   Rientrando ammiriamo alcuni rapaci prima di concederci una breve sosta nel paesino prima di continuare il nostro percorso diretti alle sponde del Lago Sevan.

Verso le 11.00 parcheggiamo al Monastero di Hayravank che sorge sulla sponda ovest del Lago, costruito su un promontorio di roccia da dove, grazie alla splendida giornata ammiriamo il lago e la sua sponda orientale, il tutto in tranquillità e solitudine prima che arrivi una rumorosa comitiva Russo-Parlante. Ripartiti si prosegue alla volta di Noratus, già visitata velocemente lo scorso anno ma al tramonto; quindi, ripartiamo diretti alla chiesa di Surb Georg che però risulta raggiungibile solo tramite una ripida e sconnessa salita non adatta al nostro mezzo, optiamo così per una breve pausa in quello che pare essere un chiosco utilizzato nella stagione estiva, con alcuni tavolini e capanne sparse nella vegetazione che si trova sulla sponda del lago poco oltre la deviazione per la chiesetta.

Il vulcano Armaghan è la nostra meta successiva. Prima di Martuni deviamo a destra diretti a Madina, da dove, terminato l’asfalto, imbocchiamo una pista con molti sassi appuntiti e sporgenti, così dopo un paio di km sassosi, raggiunto un breve spiazzo liscio, decido di rinunciare: sarebbero ancora altri 10 km di salita per circa 600m di dislivello, ma, non conoscendo le condizioni della strada e basandomi quanto stiamo vedendo, preferiamo rinunciare per non rischiare di trovarmi con più pneumatici forati.   Durante la nostra pausa pranzo passa un locale dotato di LADA 1300 (la nostra vecchia fiat 124), ci saluta e procede veloce sferragliando sui sassi, io preferisco non fidarmi e fatto dietrofront riparto alla volta di un negozio di alimentari prima, poi verso il passo Selim, che svalichiamo prima di una breve sosta al Caravanserraglio ed una chiacchierata con il venditore che evidentemente ha li il suo punto fisso con l’esposizione sulla sua NIVA 1300 Blu che abbiamo gia vosto l’anno scorso. Tra la merce noto un bel coltello in Ossidiana, ma il commerciante si rifiuta di abbassare il prezzo che mi pare ecessivo, buon per lui: incasserà di più da un altro turista!  Lo scorso anno, con il nostro autista, questo tratto lo abbiamo percorso in direzione opposta, ora, scendendo verso est ammiriamo lo spettacolo offerto dalle rocce colorate mentre proseguiamo in direzione di Yegeghnazor. Al bivio di Shatin svoltiamo a sinistra verso Artabuyk sino a raggiungere la deviazione per la Fortezza di Smbataberd ben indicata con cartelli che segnalano diversi “Taxi”.

La strada che dovremmo percorrere è dissestata inoltre c’è subito da attraversare un guado; il personaggio che ci raggiunge ci informa che con la nostra macchina non è possibile salire, scopriamo così che è l’autista di una vecchia UAZ posteggiata li vicino e che per lavoro accompagna i turisti. Ci condurrà a Smbataberd, poi a Tsakhats Kar ed alle rovine della vicina chiesetta diroccata, il tutto ci sosterà circa 25 euro. La salita a Smataberd con la UAZ è un’avventura divertente, l’autista conosce il percorso a menadito. Devo ammettere che, soffrendo di vertigini e date le condizioni della pista, con la Dacia non sarei arrivato. Lungo il percorso lasciamo attraversare un serpente senza passargli sopra.

Il panorama da sopra è affascinante, mentre la fortezza in sé non merita la visita, così dopo 15 minuti ripartiamo alla volta del Monatero di Tsakhats Kar, questo si merita!  Si trova ad una quota superiore rispetto a Smbataberd, di cui ammiriamo la vetta e la mulattiera che lo raggiunge; il monastero è composto da 2 edifici diversi, con i soliti Kachkar, bel panorama anche qui e dopo aver ammirato anche alcune incisioni sui blocchi di roccia proseguiamo: Assunta e l’autista con la UAZ, io a piedi, sino alle rovine della chiesetta sovrastante che dista 100m. Sono dei ruderi, forse distrutti da un terremoto, ma affascinanti. Addentratomi tra le rovine visito dapprima ciò che resta della Navata e del Gavit, poi il Cimitero ed alcuni altri resti, tra i quali una interessante vasca monolitica. Con la UAZ ripartiamo in discesa, dapprima leggera attraversando prati in quota, poi ripida, sino a guadare il torrente e raggiungere la nostra Dacia che abbiamo lasciato ai bordi della strada. Prima di ripartire chiacchieriamo, tramite traduttore e con qualche parola di russo con Hayrapet, così si chiama l’autista, e apprendiamo che, se dovessimo tornare, potrebbe accompagnarci lui sul Vulcano Armaghan oltre ad altre destinazioni nei dintorni.

Appreso ciò, ci scambiamo i contatti Facebook, poi dopo che ci ha regalato una bottiglietta di Vodka, ci rimettiamo in viaggio diretti al nostro albergo che dista 18km. Si tratta del LUCYTOUR HOTEL, lo raggiungiamo in circa mezz’ora dopo aver percorso con una strada che risale la vallata lungo la quale, zigzagandoci in mezzo, sorpassiamo alcune mandrie di mucche che rientrano dai pascoli. Il LUCYTOUR è un gioiellino immerso nel nulla tra le montagne: dal posteggio esterno si oltrepassa l’arco del portone e si accede, all’area recintata, incontrando dapprima la Reception e la Sala Ristorante, poi attraversando un parco alberato con alcune fontanelle e statue di gnomi e nani si raggiungono le casette a due piani che sorgono tra gli alberi. Camere molto semplici e forse un po’ freschette a metà ottobre dopo il tramonto, ma l’ambiente è piacevole. Noi abbiamo la camera n. 113, al piano terra, con un Patio coperto che si affaccia direttamente sul parco.  

Al check-in ci informiamo per la cena e ci presentano il menù per scegliere ciò che mangeremo per cena, per me prenoto degli ottimi Dolma. Hanno pochi ospiti questa notte ed il ristorante cucinerà per noi ed altri 2 ospiti.   Scopriremo con piacere che le altre 2 persone che cenano sono un’altra coppia di piemontesi: LORELLA e PIER, concorderemo così di cenare al medesimo tavolo chiacchierando di viaggi, ciclisti ed altri argomenti: due persone gradevoli in una serata piacevole; poi … a nanna!

11 Ottobre – venerdì.    Per oggi il programma è Intenso, a fine giornata avrò percorso 380km ma su strade non comparabili alle nostre.   Ci alziamo presto al mattino per fare colazione appena aprono, la faremo con un gruppo di Malesiani, poi raggiungendo la Reception per pagare, incontreremo e saluteremo LORELLA e PIER prima di avviarci.  

La prima tappa è pochi minuti dall’albergo: una deviazione sulla sinistra conduce in meno di 1 km ad un piccolo spiazzo da dove, attraversato a piedi un ponticello metallico, raggiungiamo il vecchio Cimitero Ebraico di Yeghegis, ripartiti attraversiamo il paesino e visitiamo nell’ordine le tombe della famiglia Oberlyan ed il Kachkar della Principessa Oberlyan prima di proseguire per Yeghegnadzor dove lasceremo la strada principale per attraversare la cittadina, diretti a Vernashen a visitare l’”Università di Gladzor” poi ancora in salita lungo la strada asfaltata, ma sconnessa, per raggiungere il Monastero Tanahat.

La posizione di questo monastero, come molti altri d’altronde, è spettacolare: Isolato sui fianchi di una montagna lo raggiungiamo e … in totale solitudine ne ammiriamo la struttura ed il panorama.    Attorno al monastero i soliti Kachkar, pochi metri oltre i resti di quelle che probabilmente erano le celle dei monaci o comunque le basi di alcune costruzioni.    Ci fermiamo per il tempo che desideriamo e per valutare il percorso seguente: siamo diretti ad est, verso Shaki ed abbiamo due ipotesi, la prima è di ripercorrere a ritroso la strada da cui siamo saliti, ma allungando il percorso di circa 40minuti, la seconda è di raggiungere Malishka, che dista 10km, ma lungo un percorso che Google Maps segnala “Intransitabile”, mentre il mio Gps e Mapy indicano come “percorribile ma sconnessa, parzialmente sterrata”.  Ho imparato a conoscere Maps ed ora lo uso come “Ultima Ratio” o in città, così proseguiamo in discesa verso Malishka dimostrandoci di aver ragione:  lo sterrato sconnesso è lungo solo 1,5km, molto sconnesso si, quindi lo percorriamo con la dovuta attenzione per poi raggiungere la strada asfaltata iniziando lo “slalom” tra le buche, poi, in pochi minuti, attraversiamo il paese e raggiungiamo la E117 che percorreremo sino alla svolta per Sahki con qualche breve pausa fotografica lungo un percorso che conosciamo già dall’anno precedente.

Sono circa le 12 quando arriviamo alla Cascata di Shaki. Una ulteriore deviazione sterrata ci conduce al posteggio da dove, con un facile sentiero, costeggiando il corso del torrente, conduce alla gola per ammirare la cascata.  Il vento ci benedice con le gocce d’acqua provenienti dalla cascata che è piacevole e fotogenica. Dopo una mezz’ora di pausa e scatti ripartiamo alla volta di Aghitu attraversando la cittadina di Sisian. Aghitu è un piccolo villaggio, nulla di più, ma ciò che mi incuriosisce è una particolare tomba, unica nel suo genere, che si sviluppa su 2 piani: una breve sosta e poi via verso Vorotnavank.

Già lo scorso anno avevo chiesto di includere la visita al Monastero di Vorotnavank, ma la strada per raggiungerlo era all’epoca in fase di ampliamento e, date le condizioni del fondo e la macchina non adatta, avevo suggerito all’autista di non insistere e di tornare indietro saltando la destinazione.   Quest’anno no: la strada è nuova, ottima e ben percorribile, così nuova che non compare sulle mappe di Google Maps, la percorro infatti seguendo le indicazioni del più affidabile Mapy.cz e di Openstreetmap del mio GPS raggiungendo la destinazione con estrema facilità. La visita è interessante, dapprima visitiamo l’esterno del monastero anche con una passeggiata panoramica sulla collina che lo sovrasta e ad uno spazio con vista panoramica più a sud, poi entriamo ed incontriamo nuovamente LORELLA e PIER appena arrivati.

Dopo il monastero decido di fare una puntata più avanti sino al ponte di MELIK-TANGI, il ponte non è interessante, ma la vista sulle pareti di colonne di basalto, e sulle rocce cadute nel torrente merita la deviazione.    e… anche qui arrivano LORELLA e PIER e ci scambiamo alcune impressioni, anche sulla strada e sul percorso che poi loro faranno in direzione di Tatev, mentre noi siamo, giunti al capolinea ed inizieremo il rientro verso Erevan che dista 225 km.

Rientrando faremo una sosta a Yeghegnadzor per mangiare al FOOD COURT considerando che prevedo di arrivare a Yerevan tardi e stanchi; faremo una seconda breve sosta prima di Yerevan per rifornire la macchina e poi raggiungere l’albergo poco prima delle nove di sera, dopo esserci imbottigliati nel traffico congestionato della città. Ci rilasseremo con una doccia prima di immergerci nelle coperte. 

12 Ottobre – sabato.  Lo scorso anno, l’ultimo giorno del viaggio, avremmo dovuto visitare anche Echmiadzin prima di raggiungere l’aeroporto, ma, poiché Assunta aveva escogitato un “Escamotage” nella speranza di non ripartire, avevamo dovuto rinunciare a questa visita per rientrare in albergo a recuperare il suo Passaporto.    Quest’anno no, quest’anno recupereremo il programma saltato un anno addietro.

Ci alziamo presto e, dopo colazione, ci dirigiamo subito verso Yerablur. Tutte le Agenzie ed Autisti a cui avevo comunicato di voler visitare questo Sacrario, ci avevano detto che non sarebbe stato possibile, che non era un posto turistico; qualcuno aveva anche risposto in modo poco cortese alla richiesta. Era difficile spiegare che non come “turista” volevo visitarlo, ma come “interessato alla storia recente della nazione”. Ho visto molti Cimiteri e Memoriali, in Italia ne abbiamo di enormi ma anche in Romania, Germania ed Austria, ne ho visti pure in Polonia e Slovacchia, per non parlare di Campi di Sterminio ed altre nefandezze; a pochi km da Yerablur c’è oltretutto l’enorme Memoriale al Genocidio armeno di Tsitsernakaberd, ed altri più piccoli si incontrano in giro per la nazione, ma il vero e comprensibile problema e che, mentre gli altri memoriali e Cimiteri a cui faccio riferimento si riferiscono a avvenimenti storici e comunque legati ad altre generazioni, “Yerlabur è ancora Vivo.  Le ferite di chi ha Amici, Fratelli, Figli o Genitori in questo luogo sono ancora aperte.

D’altronde gli attriti con il vicino Azerbaijan stridono ancora, solo lo scorso anno, a settembre del 2023 c’è stata “tensione” ed ho potuto vedere di persona le fortificazioni attive lungo un tratto del confine con quella nazione, anche i rapporti con la Turchia non sono idilliaci. La piccola Armenia è stretta tra due potenti nazioni Islamiche. L’ultimo periodo in cui si sono scontrati apertamente con l’Azerbaijan è stato nel 2020, infatti un settore del Cimitero Monumentale è “affollato” di tombe e lapidi la cui seconda data è il 2020. L’affollamento di questa area è altissimo e già questo impressiona, leggere le due date riportate su molte di queste tombe, scoprendo che spesso la differenza ottenuta non supera i 20 anni è ancora peggio. La medesima sensazione che ho avuto leggendo alcune lapidi in Croazia nella zona del Parco di Plitvice ed al Cimitero di Dürnbach in Baviera.

Comprendo il dolore di “ferite aperte”, comprendo anche la volontà di mantenere discrezione, capisco quindi il fatto che, appena arrivato prima ancora di chiudere la macchina, un Poliziotto mi abbia raggiunto informandomi che non era possibile fotografare. Comprendo, anche se ritengo che, con una maggior informazione e conoscenza dei problemi di base, anche la coscienza internazionale potrebbe interrogarsi. Almeno interrogarsi visto che anche in altre aree del mondo non riesce a fare nulla.  Ho “rubato” solo 3 scatti con il telefonino anche se quanto visto mi ispirava una maggiore creatività ed incisività!  Avrei anche voluto saperne di più circa il settore dedicato ai “39 componenti dell’Esercito Segreto Armeno” e questa curiosità è aumentata dopo aver letto le date di morte di questi soldati. Spesso conoscere la storia, aiuta a capire meglio il presente.

Con una certa pesantezza d’animo siamo ripartiti alla volta di Echmiadzin, ma prima di raggiungerla ci siamo fermati per lavare la macchina dal fango ed altre cose puzzolenti che si erano attaccate percorrendo strade rurali e sterrate nei due giorni precedenti, così dopo il risciacquo abbiamo raggiunto la Cattedrale di Santa Hripsime per poi attraversare la cittadina diretti al posteggio prospicente all’entrata principale dell’area di Echmiadzin. Un grosso affollamento per una area che non mi è parsa interessante nonostante la Cattedrale riaperta da poco.

Molto più apprezzata è stata la visita alla chiesa di Santa Gaianè: l’abbiamo raggiunta a piedi, costeggiando il vecchio cimitero per poi entrare nel recinto della chiesa dove un secondo e più piccolo cimitero con tombe antichissime si trova davanti all’arco d’ingresso all’area della chiesa. Al nostro arrivo, l’affollamento e l’abbigliamento degli astanti, ci ha fatto comprendere come avremmo assistito all’ennesimo Matrimonio: da anni, ad ogni nostro viaggio, ci imbattiamo in almeno un matrimonio. Abbiamo atteso anche noi l’uscita degli sposi ed ho così scattato altre fotografie “nuziali” prima di accedere all’interno della chiesa e qui la sorpresa: mentre ci accingevamo ad entrare ci ha raggiunti una delle signore del matrimonio, a mio avviso la madre di uno degli sposi, e ci ha omaggiati di uno dei dolci che stavano regalando agli invitati, una ottima “GATA” dolce tipico armeno! Una gradita sorpresa per noi, che abbiamo immediatamente colto come buon auspicio. Oggi, è il NOSTRO anniversario!

Felicitati con loro e grati per il dono siamo rientrati alla volta della macchina per poi riavviarci verso Erevan ed imbottigliarci per alcuni chilometri in un traffico congestionato che avanzava più lentamente dei pedoni. Dovevamo restituire la macchina entro le 16, ma prima volevamo raggiungere EREBUNI, per verificare se avremmo avuto il tempo per visitarla o se sarebbe stato meglio tornarci il giorno seguente, il traffico però ci ha costretti ad abbandonare questa ipotesi ed a raggiungere direttamente l’ufficio della NANIKO che purtroppo si trova in pieno centro città e senza alcun posteggio riservato. Al nostro arrivo l’ufficio era chiuso e l’impiegato che, telefonicamente, ci aveva rassicurati che sarebbe stato presente ad attenderci latitava, neppure rispondeva più al telefono, così, mentre lo attendevo con la macchina ferma su un passo carrabile è arrivata una macchina della polizia. La difficoltà di linguaggio è stata notevole: non volevano saperne di inglese, la conversazione in russo era per me troppo complicata cosi, mentre loro giocavano a “Poliziotto Buono e Poliziotto Cattivo“, quello Buono ha iniziato a conversare con me tramite traduttore, a leggere il contratto di noleggio della vettura ed i messaggi da me trasmessi all’impiegato della Naniko, poi dopo alcuni minuti di conversazione, mi hanno lasciato ad attendere l’arrivo del rappresentante della compagnia che è arrivato dopo altri 10 minuti: era a festeggiare il suo compleanno.

A parte questa seccatura il noleggio e la vettura sono stati perfetti e la cauzione mi è stata liberata sulla Carta di Credito nel giro di pochi giorni. Per sbollire il nervosismo ci siamo accomodati nel vicino Caffè 202°F per poi rientrare in albergo. Prima di uscire per cena ho contattato l’autista al quale dovevamo ancora pagare il trasporto dall’aeroporto del primo giorno concordando con lui di vederci al mattino seguente e di farci accompagnare ad EREBUNI.

La giornata non poteva concludersi senza festeggiare l’anniversario e la ricerca di un locale idoneo ci ha condotti al BEER ACADEMY, dove in un ambiente gradevolmente rustico, abbiamo cenato a base di ottimi piatti e birra rossa. Dopo cena poi una passeggiata sulle gradinate del CASCADE ai piedi del quale stavano preparando il palco per i festeggiamenti del 2800’ anniversario della città che si sarebbero tenuti il giorno seguente.

13 Ottobre – domenica. L’autista è arrivato puntuale, alle 9.30 ed in 20 minuti ci ha accompagnati ad Erebuni e pagatolo per il trasporto odierno ed il precedente ci siamo accordati per l’ulteriore passaggio che avremmo fatto l’ultimo giorno: dall’albergo all’aeroporto.    

Il Museo di Erebuni apriva alle 10.30 abbiamo così atteso l’apertura della Cassa seduti su una panchina all’ombra e passeggiando nei dintorni. Fatti i biglietti abbiamo raggiunto la sommità della collina dove sorgono le rovine della antica città e da dove si gode di una gradevole vista sulla periferia di Erevan.

Un’ora abbondante di scorci panoramici, visita delle rovine e del sottostante museo, poi fattasi l’ora di rientrare, ho deciso di ritentare l’esperienza di UTAXI: Prenotato con l’App, da Erebuni ad un punto nei pressi del Mercato VERNISSAGE. Ricevuta via App la conferma dell’ordine, mi hanno comunicato il tipo di Vettura, la targa ed il colore ed è comparsa la mappa con la posizione del taxi che…   si muove in centro raggiungendo la mia destinazione ed allo stesso tempo mi arriva il messaggio “Il taxi sta aspettando” … ALLA DESTINAZIONE!?!? … senza passare dal VIA!?!?  I tentativi di chiamare il tassista sono stati inutili, non parlava Inglese, non parlava russo… non pervenuto!

Ho provato a fermarne un Taxi che passava, ma non voleva andare verso il centro, così ci siamo avviati a piedi, attraversando la piazza e trovando un altro Taxi posteggiato mentre l’autista mangiava ad un chiosco: Interpellato, abbiamo concordato a gesti la destinazione ed il costo, ci siamo così trovati al Mercatino VERNISSAGE in 13 minuti per l’equivalente di 3 euro abbondanti.  Ora meritavamo un Pasto!

OOPS! È un’enoteca dove preparano anche dei piatti semplici e gradevoli, il tutto con estrema cortesia e gentilezza, dista 20metri dal Vernissage, è Perfetto!

Riposati e rifocillati ci siamo sentiti pronti a scoprire ciò che non conoscevamo senza sapere cosa ci potessimo trovare. Si è aperto un vaso di Pandora! Mescolati ad una infinità di bancarelle per turisti, si trovano anche quelle di veri artigiani con alcuni settori dedicati a tipologie di articoli come, Quadri, Libri e dischi usati, Tappeti, Ricami…  da passarci la giornata avendo cura di non portare il portafoglio.  Noi invece il portafoglio l’avevamo con noi e si è alleggerito mentre si appesantivano gli zaini.

Ne è valsa la pena: ho trovato, una bancarella che esponeva Binocoli, Macchine Fotografiche, Cineprese, Calcolatrici ed altra tecnologia passata ed usata. Ho subito riconosciuto un oggetto che avevo cercato nelle bancarelle di Berlino negli anni 1992 e 1994 senza esito: qui la mia ZORKY K4 ammiccava verso di me strizzandomi il diaframma! Aveva un aspetto curato nonostante l’età, le lenti erano pulite, lo scatto era pronto, l’obiettivo con attacco a vite serrava bene, che fare?  Chiedere il prezzo! Che con mia (spero nascosta) sorpresa risultava inferiore al previsto, ma dovevo trattare e così feci. La “Feci mia” con circa 24 euro ed il venditore prima di consegnarmela la rivestì con la sua custodia originale in cuoio.

Dopo questa esperienza, da un’altra bancarella, la mia attenzione fu attratta dallo scintillio di una lama in Ossidiana, era ben legata ad un manico in Legno di Cactus intagliato, la lama era caratterizzata da una elegante striatura trasversale traslucida, spiccava tra altri suoi simili, ma soprattutto costava la metà del coltello simile che avevo visto 3 giorni addietro al Caravanserai del Passo Selim, abbassai ulteriormente il prezzo anche se non di molto ed acquistai un regalo per Massimo, il fratello appassionato di Lame. Ovviamente non furono gli unici acquisti, furono accompagnati da diversi oggetti in Legno, Ceramica, alcuni orecchini per Assunta ed altri regali da riportare in Italia, io avevo ancora 10 kg di spazio nel mio bagaglio, Assunta 18.

Un mercato dove perdersi, tra venditori, oggetti e colori!   Decidiamo di rientrare all’albergo con la Metropolitana dopo una sosta ristoratrice in un caffè. Abbiamo preso la Metropolitana da Piazza della Repubblica per scendere alla Fermata Baghramyan e da lì, rientrare in albergo passando davanti al Palazzo del Parlamento, dopo aver visitato un piccolo supermercato per acquistare alcuni cibi pronti per cenare in camera. Lungo il percorso abbiamo anche incontrato un bel murales dedicato a Veri “Difensori dei Confini Nazionali” .   Stanchi, ma appagati per la giornata il concerto proveniente dal palco che avevamo visto la sera precedente, lo ascoltiamo dalla terrazza

14 Ottobre – lunedì.     Kond è il nome di un quartiere di Yerevan, dicono sia il più antico, certamente ha le stradine più strette e sorge su una collina con salite e discese ripide; è noto anche per i Murales dipinti su alcune case. Lo raggiungiamo con l’ennesimo Taxi inviato da UTAXY, che, pur conoscendone la Targa, Colore e modello, al suo arrivo non lo riconosciamo subito perché non ha con sé il muso, evidentemente staccatosi per un incidente; il motore canta bene e l’autista guida meglio. Durante la notte ha piovuto e potrebbe ancora farlo, pertanto ho consigliato ad Assunta di portare un ombrello ed una giacca impermeabile, cosa che ha fatto. Pochi metri dopo aver lasciato la vettura, alla prima discesa sconnessa, dopo aver sentito un tonfo ed un’imprecazione mentre raccolgo la moglie mi rendo conto che avrei anche dovuto suggerirle di non calzare scarpe con suola liscia!  La rialzo, poi Lei si scuote per scrollarsi di dosso la polvere ed i sassolini e mi fulmina con uno sguardo prima di emettere l’accusa “Dovevi dirmi che c’erano queste strade inclinate ed il fondo così sconnesso!”si Cara, hai ragione, averi dovuto fare un sopralluogo prima di accompagnarti qui per verificarne la pedonabilità!

Il Suo umore si è momentaneamente oscurato, i suoi movimenti si sono più guardinghi, e dato che il tempo scorre senza aspettarci, opto per accorciare la permanenza nello “scivoloso” quartiere cercando un passaggio per raggiungere la sottostante strada e, di li, raggiungere l’edificio storico prospicente alla Moschea Blu all’interno del quale ora c’è un centro commerciale. La lenta operazione ottiene l’effetto benefico: una volta entrata nel Centro commerciale “la Caduta” si riprende ed iniziamo a percorrere gli scaffali riempiendo il cestino di Frutta Secca, Biscotti, Salumi, Formaggi ed altre leccornie per golosi quali noi siamo, ci aggiungiamo due spremute fresche fatte sul momento, poi prendiamo il primo taxi che troviamo e rientriamo all’albergo per scaricare gli acquisti e permettere ad Assunta di medicarsi le escoriazioni.

Dopo le “Cure Sanitarie” decidiamo di uscire nuovamente; minaccia pioggia quindi optiamo per un programma che includa qualche cosa al coperto, pur portandoci Giacche impermeabili e ombrelli. Con la Metropolitana, da Baghramyan raggiungeremo la stazione di Andranik che si trova sotto il Rossia Mall, alla peggio passeremo un po’ di tempo nel Centro Commerciale, prima di raggiungere la prospicente Cattedrale di Erevan.   Effettivamente al nostro arrivo diluvia, ma alcuni passaggi coperti ci permettono di avvicinarci alla Cattedrale prima che una pausa delle precipitazioni ci premetta di attraversare anche il parco che conduce alla cattedrale dove spiccano una interessante statua ed una bella fontana. La Cattedrale è Enorme, una unica sala immensa con 3 ingressi dove attendiamo una nuova pausa della pioggia prima di avviarci verso Piazza della Repubblica e poi proseguire, mentre inizia a splendere il sole, diretti a Piazza Aznavour con il Vecchio Cinema MOSCA e la fontana dello zodiaco, proseguiamo poi sino alle chiese della Santissima Madre e la piccola ma bella Surb Anna.

Siamo stanchi quando raggiungiamo l’albergo, ma abbiamo ancora voglia di passeggiare, decidiamo così di cenare nuovamente al BEER ACADEMY e poi sorseggiare un Brandy una volta rientrati in Hotel. Si dorme bene!

15 Ottobre – martedì.     Lo scorso anno la visita a Madre Armenia ci ha delusi: pensavo che, con la guida, avremmo attraversato il Parco della Vittoria per scendere attraverso Cascade sino al centro città, invece no: toccata e fuga, ripartendo in macchina. Quest’anno decidiamo noi!  Raggiungiamo in taxi la statua di Madre Armenia ed il taxista, sempre di UTAXY, si propone di attenderci; anche no, grazie!  Da qui, mentre le nuvole iniziano a diradarsi, attraversiamo il Luna Park, guardando le giostre e scoprendo che accanto a questo c’è anche un Circo, poi torniamo alla passeggiata panoramica detta il Viale degli Eroi, prima di ri-addentrarci nel parco ed attraversare il Viale degli Innamorati per uscire dall’Arco della Vittoria ed attraversare il Viale percorrendo un sottopassaggio pedonale. Ora siamo diretti al “Monumento al 50’ anniversario” ed al “Memoriale delle Vittime della Repressione Sovietica”; siamo alla ricerca di un locale dove mangiare qualche cosa e qui pare non ne esistano, poi ne scorgo uno ma il percorso per raggiungerlo è contorto, ma ci riusciamo.

L’HOT PUB è un bel locale, molto caratteristico e poco “Sovietico / Armeno” ricorda alcuni locali visti nei documentari sugli Stati Uniti: zeppo di un’accozzaglia di Oggetti, Targhe, Insegne luminose, Motociclette e Sgabelli simil-motocicletta.  La prima cameriera alla quale mi rivolgo, in inglese, sembra seccata e pare voglia ignorarmi, così cambio tono ed in modo deciso, questa volta in russo, dico: “Siamo in due, dove ci sediamo?” allora senza proferire parola, ci indica un’ala della sala facendoci scegliere il tavolo, poi, invia immediatamente una collega Anglo-parlante. Mi colpisce il fatto che, oltre al personale di sala siano presenti anche 4 personaggi evidentemente con incarichi di “Sicurezza”: 2 uomini e 2 donne. Buona la Birra, squisiti i piatti che scegliamo dall’ampio menù.

Rifocillati decidiamo di proseguire, raggiungeremo la struttura di Cascade, e scenderemo da lì, dopo aver attraversato parte di quella che evidentemente è la Parte “Incompiuta” del monumento. Passiamo accanto alla Casa di Charles Aznavour, proseguiamo poi lungo una passerella provvisoria prima di raggiungere la sommità di Cascade ed entrare nella struttura per raggiungere la prima terrazza, quella con con le statue dei Tuffatori. Splendida vista sulla città anche se, a causa della molta umidità l’Ararat non si vede. Scendiamo ancora di una terrazza ed improvvisamente nella direzione di Piazza Repubblica scorgo una mongolfiera che si alza, poi un’altra, un’altra ancora e via così. Le indico ad Assunta proprio mentre mi rendo conto che la brezza le spinge verso di noi. Quasi un saluto prima di partire domani mattina.

L’evento è una sorpresa per i più, era invece noto ad altri; infatti, alla terrazza più bassa un gruppo musicale sta suonando ripetutamente “For Me… Formidable di Charles Aznavour, mentre un paio di Cameramen riprendono la scena che immagino ritragga il Complesso, con sullo sfondo la Città e le Mongolfiere, ne ho contate 16 sino a quel momento. Detto questo noto altre scene simpatiche attorno a noi: la prima è una signora con un’amica che in piedi vicino ad un parapetto si fa riprendere tenendo le mani aperte come se contenessero un oggetto, evidentemente l’amica la riprende come se tenesse in mano una mongolfiera. La scena più piacevole è la seconda e non solo per il fatto che le due ragazze sono molto graziose: mi colpisce la loro creatività; La prima, seduta sul pavimento, tiene il cellulare rivolto verso di sé per cogliere in un Selfie anche la sua amica che, in piedi alle sue spalle, tiene entrambe le braccia larghe nel gesto di giocherellare con le Mongolfiere. Non posso non scattare! Sarei curioso, oggi, di vedere il risultato della loro creatività e magari “omaggiarle” dello scatto che io ho fatto a loro.

La piacevole serata volge al termine, come il nostro viaggio e decidiamo di cenare nuovamente in camera, questa volta anche con una nuova infornata di dolci acquistati da Papaya. Domani ci alziamo presto ed abbiamo chiesto all’albergo oltre che alla cortesissima Nathalie, che coordina la cucina, di poter fare colazione 30 minuti prima.

16 Ottobre – mercoledì.    Una sveglia mattutina, prima di quella fornita dalla Metropolitana delle 7, ci permette di chiudere i bagagli e raggiungere la sala colazione, poi il check-out, i saluti a Natyhalie e via, in taxi, diretti all’aeroporto dove arriviamo in tempo per accordarci alla fila del Check-In dove un gruppo di Orchestrali Armeni in partenza per Venezia intralcia, rallenta ed ostacola le operazioni e quando mi lamento invitandoli a seguire l’ordine della fila una graziosa musicista mi risponde con gentilezza, che “sono un gruppo di orchestrali ” Ma davvero ?!?!?  Non lo avevo capito, allora quegli oggetti ingombranti non sono Collane ed Orecchini, sono strumenti musicali!?!?  Non lo avevo capito!   Quello che davvero non capisco è il perché intralciate gli altri passeggeri andando e tornando dai banchi alla fila, piuttosto che raggrupparvi tutti assieme.”

Abbiamo impiegato 20 minuti dall’hotel all’aeroporto e poi 1 ora e 5 minuti per consegnare i bagagli da stiva. Finalmente, una volta sorpassati gli “Allegri Orchestrali” raggiungiamo il Gate mentre stanno iniziando l’imbarco ed accomodatici ai nostri posti in 4’ fila assistiamo alla processione degli Strumenti, seguiti dai suonatori, il cui capobanda avvia poi una discussione, prima con il responsabile del servizio di bordo, poi con il Comandante, lamentandopsi per la sistemazione dei loro strumenti.

L’aereo partirà con 40’ minuti di ritardo.

Ci credete che stia pensando di tornare per la 3’ Volta?   … ho già un paio di ideuzze!

Alcune fotografie da Flickr

Torna a ASIA

Torna a HOME