TAGIKISTAN 2025

Dopo l’esperienza Uzbeka del marzo 2024, cercando informazioni e curiosità per un auspicato ritorno nell’area e verificando mappe particolareggiate della zona di Samarcanda ed Urgut, avevo scoperto come a 42km da Samarcanda esistesse un valico doganale, aperto 7 anni prima, che consentiva l’accesso al Tagikistan.  Su alcune riviste, molti anni addietro, avevo letto qualche riga su una valle chiamata “I sette Laghi” e non ne sapevo molto in più. Poi, quasi per caso, cercando informazioni varie relative all’area del “Sovietistan” avevo incontrato nuovamente quel Nome: “I sette laghi”, ampliando le mappe del mio GPS e cercando informazioni, il tarlo era cresciuto dentro di me trasformandosi da “Ovetto a Bruco”……Non ho ancora capito se si è trattato di Contagio, di Ipnosi o di Vera curiosità, ma rammentando gentilmente ad Assunta questo nome ed aggiungendo gradualmente qualche informazione, anche Lei aveva iniziato a dare marcati segni di interesse.   E luce verde fu !

Ad Aprile 2025 il “Bruco” era diventaro “Crisalide” ed io lavoravo alacremente cercando informazioni per elaborare il piano che ci avrebbe portati in Uzbekistan, diretti a Samarcanda e da lì, a percorrere i 42km sino al confine, ottenendo nuovi timbri sul passaporto per iniziare la scoperta di un paese che ci ha sorpresi quando dalla “Crisalide è spuntata la farfalla”: la gente ed i panorami ci hanno piacevolmente colpiti.

8 Ottobre Mercoledì   

Alle 7 di mattina lasciamo Samarcanda portando con noi i soli zaini e lasciando le valige in deposito. L’autista ci accompagna sino al confine assieme ad Hojiakbar, la guida che ci scorterà in questa breve escursione. In meno di un’ora percorriamo i 40 km che ci conducono Jartepa, dove, a piedi, attraversiamo la dogana ed i ripetuti controlli.  Usciti dal “pertugio” sul versante Tagiko attendiamo l’arrivo dell’autista. Masrur, così si chiama, arriva pochi in minuti cavalcando un bianco suv Lexus, mi aspettavo una Jeep vecchiotta e mi ritrovo su un bel Suv, comodo, alto, silenzioso….   

Masrur non parla inglese, ma una volta spiegatogli che ho studiato russo senza però averlo parlato molto, inizia ad agevolarmi ogni volta che tento di parlare con lui in … “Cirillico” 😊.   Per contro Hojiakbar, che scopriamo a solo 19 anni e sta ancora studiando, parla inglese meno di me, e conosce il Tagikistan quasi come me; il lato positivo è che entrambi si impegnano a NON lasciarci mai soli e solo dopo un primo “Malinteso Fotografico” all’ingresso di Panjakent, a cui subito pongono riparo dopo la mia lamentela, saranno sempre estremamente attenti e presenti, …talvolta fin troppo 😊.         

La prima tappa è il sito Archeologico di Sarazam, sito del patrimonio Unesco, ed il suo Museo. Interessante, ma con poche informazioni, quasi tutte in Uzbeko o Russo rare quelle in inglese. Ho comunque fatto un discreto lavoro di ricerca prima di partire e riusciamo ad avere più informazioni dalle mie fonti.   Lasciato Sarazm raggiungiamo Panjakent dove, all’ingresso della cittadina, l’autista salta la prima “fermata a richiesta” che avevo indicato in precedenza; la saltano, Masrur ed Hojiakbar, nonostante Io continui a ripetere: 200m a SX, …100m a SX, …eccola a SX….  mi rispondono: “ci fermiamo più avanti!”  Si fermano infatti all’ingresso del Museo Rudaki dove ci fanno entrare da soli e dove, nelle rare sale degne di interesse, le indicazioni sono in Uzbeko e Russo.  All’uscita spiego ad Hojiakbar che: “Questo museo non era per nulla interessante, mentre lo era la “fermata richiesta precedentemente ignorata” a questo punto mi chiede di vedere nuovamente la mappa e “finalmente” invertono la marcia per recuperare quanto saltato.  L’operazione si rivela un Boomerang per loro ed una Manna per me: avevo chiesto di fermarmi a vedere la facciata in mosaico di un palazzo, che, a quell’ora, era in ombra, tornando indietro per raggiungere il punto ne scorgo una seconda, più bella e perfettamente illuminata dal sole a circa 200m di distanza così l’istinto del “curioso fotoamatore” genera la mia proposta: “Scendiamo al 1’, rientriamo a piedi sino al secondo dove l’autista viene a caricarci”.   Nessuna obiezione da parte loro, così, con ampia soddisfazione mia e di Assunta per il passeggiare attraverso bancarelle ed ingressi di negozi, incrociando allieve che escono da scuola e che, scopriamo, sono disponibili a lasciarsi fotografare, così, tra graziose studentesse e mosaici interessanti, le mie Canon si svegliano.                 

Dopo esserci nuovamente arrampicati sul Suv, attraversiamo Panjakent, diretti alll’Antica Panjakent.  Anche qui un piccolo museo con spiegazioni Uzbeke e Russe prima della sgambata sulle rovine della antica città. Assunta si arrende quasi subito per il sole, mentre io proseguo raggiungendo il punto dove la collina digrada offrendo una splendida visuale sulla città e sulle montagne dalla parte opposta della vallata.      Si è fatta ora di pranzo così, non sapendo cosa ci attende nei prossimi giorni, ci guardiamo bene dall’informare che, “noi di solito non pranziamo per limitandoci a colazione e cena”. Il ristorante Dusti è frequentato sia da turisti in escursione che da locali, si trova accanto al Municipio ed approfittiamo per una breve passeggiata tra le vicine statue e fontane, dove incrociamo una giovane mamma con il figlio; noi vogliamo fotografare il Bambino, lei vuole fotografare noi 😊 così entrambi otteniamo il risultato desiderato.  Salutandoci, il suo traduttore ci augura un buon viaggio e di tornare in Tagikistan, mentre noi regaliamo al bambino la tavoletta di cioccolata che non mangeremo avendo l’opzione il pranzo.       Tre saporiti Spiedini di carne per me ed un piatto di Manthi per Assunta, prima di ripartire per una velocissima sosta al Bazar Centrale. Mi hanno detto che si può cercare un Cambio Valute ma non hanno specificato “nel Bazar”, così mentre Assunta decide di restare in macchina, io mi accodo a loro, portando con me solo una delle 2 Canon, lasciando in macchina quella con il Grandangolo… Errore!  Sarebbe stato quello più adatto all’interno della struttura, ma non sapevo che proprio lì mi avrebbero portato. Mi sono arrangiato come potevo con il 18-135mm, mentre Assunta lo ha solo visto in Fotografia ☹.      

Haft Kul è il nome locale della “Valle dei sette laghi”, la nostra prossima destinazione, uno degli accessi ai Monti Fann inserito nella lista dei tentativi dei patrimoni Unesco.    Si lascia la strada principale dopo 10km per iniziare a risalire la valle percorrendo una strada inizialmente asfaltata che si trasforma poi in polveroso sterrato. Se ci tornerò devo portare delle mascherine: la polvere penetra dappertutto e la sera la senti fino in gola. Poco prima che termini l’asfalto sosta ad un controllo passaporti, ci spiegano che non è una dogana, ma lo impone la ditta cinese che ha i diritti d’estrazione per la vicina miniera d’oro.  Traffico di Camion, strade polverose, poi scorgo le prime sottostrutture di servizio per la miniera che si trova sulla sommità di una montagna che costeggiamo. Oltrepassiamo il paese di Novichomok con delle brutte sensazioni, dentro di me, per il futuro della zona considernando che ho visto come è stata ridotta la valle di Geamana, in Romania, con gli scarti di lavorazione della locale miniera d’oro.     Al rientro in Italia, verificherò le fotografie satellitari della zona ed avrò conferma di quanto mi aveva fatto rabbrividire l’idea della miniera. Oltretutto, sempre dalle foto satellitari, ho scoperto una seconda miniera, con annessi e connessi, a monte del lago Iskanderkul. Poveri Monti Fann!       

Oltrepassato Novichomok si continua nella polvere.  Il 1’ lago è a circa 1700m di quota, ci fermeremo al 2’ ed al 3’ per una vista panoramica poi, al 4’ lago per deviamo per fermarci al villaggio di Nofin dove pernotteremo. Sono circa le 14 e ci chiedono se vogliamo procedere fino al 6’ lago. Rispondiamo di no per due motivi:  al 6’ lago, e poi sino al 7’, ci voglio andare domani, di mattina presto, perché a quest’ora tutti i laghi sono in ombra, poi, data l’alzataccia e la stanchezza del volo del giorno precedente (siamo arrivato a Samarcanda ieri mattina alle 5.00 per ripartire questa mattina alle 7.00 alla volta del Tajikistan), vorremmo una pausa e, magari, una passeggiata nel villaggio per sgranchirci le gambe.     

La Jumaboy Guesthouse è molto semplice, come un nostro rifugio di montagna: Wc e docce sono al piano terra ed al 1’, mentre noi alloggiamo al 2’;     la sala comune per mangiare è al 1’. All’aperto ci sono dei piccoli gazebo mentre il paesino si trova a neanche un km di distanza.  Io scalpito ed Assunta mi segue un piuttosto recalcitrante. Lasciata la strada imbocchiamo un sentiero ed allora la passeggiata si fa interessante, anche Assunta si ravviva quando iniziamo ad incontrare bambini che tornano da scuola. Sono per noi una piacevole sorpresa: spontanei, aperti, non influenzati da quello che tutti i bambini assorbono usando a sproposito i Cellulari-Balia o guardando TV spazzatura,  …sono SPONTANEI, sono Bambini VERI!  E soprattutto sono molto curiosi e rispettosi e si meritano i dolcetti che abbiamo portato per questi casi. In un caso, una bambina molto intraprendente che definirò poi “Viso da Volpe” dopo averle mostrato la sua fotografia sullo schermo della Canon, mentre distribuisco caramelle ai compagni, prende la Canon appesa al mio fianco e, da sé, tocca i tasti per vedere le immagini….  ha visto esattamente cosa facevo prima e lo sta ripetendo! Sorprendente!   Quando mi appresto a fotografare nuovamente il gruppetto, la “Volpacchiotta” mi ferma, va da Assunta e presala per la mano la conduce con lei nel: nella foto ci deve essere anche lei, così ha deciso la giovanissima Foxy!             

La nostra esplorazione prosegue sino ad un primo gruppetto di case dove alcuni bambini giocano mentre gli adulti sono intenti chi ad esiccare frutti e chiacchierare tra loro, qui chiedo il permesso di fotografare e loro, con molta cortesia, mi fanno capire: “OK per i bambini, non per gli adulti”;   i bambini sono uno spettacolo, garantisco che lo sarebbero anche gli adulti!   Raggiunto un altro gruppo di case dalla ripida stradina sottostante sale una motocicletta con un signore che si ferma dietro ad una casa, Noi, pensando che non ci sia più nulla, ci voltiamo per rientrare ed a quel punto il signore richiama la mia attenzione indicandomi qualche cosa oltre l’angolo della povera casetta e qui trovo una delle bambine più particolari che abbia mai visto: piccolissima, con grandi occhi marroni. La bambina è intimorita mentre la fotografo, ma quando le mostro la foto sulla Canon lascia sbocciare un sorriso spontaneo, quello che si accenderà a tutti quei bambini al vedere la propria immagine sullo schermo. Scatto ancora, ma quel suo sorriso rimarrà unico e non immortalato sul digitale. A questo punto decidiamo di rientrare alla Guesthouse, dove prenderemo un caffè seduti su un gazebo nei pressi del torrente. Vicino a noi un gruppo di polacchi; …quella sera anche un italiano della provincia di Bolzano ed un gruppo di svizzeri con i quali approfitterò per testare se ricordo ancora il tedesco.                    

Una cena semplice, come pensavo, una notte freschetta: solo qualche camera al 1’ piano ha una stufetta, non la nostra, ma ci siamo organizzati, immaginandolo, con abbigliamento tecnico. La stanchezza è tanta così ci appisoliamo presto. Buonanotte Nofin, augurio che inviamo col pensiero anche a tutti i bambini che abbiamo incontrato oggi.

9 Ottobre Giovedi 

Il mattino ha l’oro in bocca, ma è difficile convincere ad una alzataccia chi non ne è abituato od è troppo stanco. Assunta non voleva saperne di partire alle 7.30, autista è guida m’hanno guardato “strano” quando ho proposto le 8.30, ma poi hanno detto OK.  Infatti, siamo partiti alle 9.00 ☹              

Dopo due brevi soste panoramiche al 5’ e 6’ lago, abbiamo iniziato la salita da Marghzor a quota 2130m alle 9.45.  Quasi subito ho lasciato Assunta e Hojikbar con il loro passo, verificando la loro risalita da lontano. Sono arrivato alla quota 2400m del 7’lago alle 10.50 e mi sono concesso il tempo per qualche scatto ed una breve escursione su alcune rocce attorno al lago, prima dell’arrivo dei compagni d’avventura. La partenza mattutina è stata una ottima scelta, ma partire prima sarebbe stato ancor meglio: avrebbe permesso di passeggiare di più attorno al lago, considerando che un sentiero lo costeggia sul versante ovest. Abbiamo apprezzato la tranquillità del luogo sino a quando verso le 11.40 è arrivata la prima “carovana” di turisti, poi è stato un susseguirsi di arrivi, alcuni dei quali anche con mezzi a motore, nonostante ci fosse stato detto essere vietato; da quel momento abbiamo ricominciato a respirare polvere. La discesa è stata polverosa, ed intervallata da qualche sosta fotografica.               

Usciti dalla valle abbiamo imboccato nuovamente la strada che conduce a Dushambe percorrendola per altri 30km, prima di imboccare un’altra vallata in direzione sud per risalirla di altri 30km circa sino alla località di Ghazza.                       

Anche gran parte di questa strada si snodava su percorso polveroso, ancora più istretto tra montagne rispetto alla precedente. Siamo giunti al villaggio di Ghazza, verso le 15.00, e lì vallata si apriva rendendola più luminosa, anche se a quell’ora il sole non toccava più al fondovalle. bella la BEGMUROD Guesthouse, che, in confronto a quella precedente appariva un Albergo: bagno e doccia in camera, pulito, molto luminoso. Abbiamo avuto la camera n. 3, al primo piano con 2 finestre, una orientata a sud e l’altra ad ovest, bella la vista sulle montagne, Inglese fluente e ben parlato.  Era prevista “Pensione completa” così siamo stati “invitati” a pranzare alle 16.00 e ripetere l’esperienza cenando verso le 19.30. Per fortuna, dopo il pranzo avevo deciso per una passeggiata nel villaggio nonostante la stanchezza e ciò mi ha permesso di arrivare alla cena con sufficiente disposizione 😊.  Masrur, il nostro autista, si è proposto di accompagnarmi e non mi ha mollato di un metro, così, passeggiando, chiacchierando e fotografando, ho scoperto che lui proprio a Ghazza abita; pranzava con noi, ma dormiva a casa. Mi ha accompagnato per fare da “intermediario colturale” e penso anche da scorta, in un villaggio non ancora abituato al turismo.  E’ stato interessante: qualche scatto spontaneo mentre alcuni altri non ho potuto farli per mancanza di autorizzazione poi una visita ad un “Allevamento di Trote” di parenti di Marsur, che stanno costruendo un’altra struttura ricettiva di cui ho potuto vedere le camere in fase di realizzazione.

La scena divertente è arrivata quando, visto arrivare un gruppo di persone di varie età con asini e mucche, ho notato tra di esse due ragazze molto curate, una era una bambina in groppa ad un Asino, l’altra, probabilmente sui 16-17 anni, conduceva un altro asino, ho chiesto a Masrur, che ha parlato poi per me, di poterle fotografare; La risposta, pur se in uzbeko è stata comprensibile anche a me dato il linguaggio “non Verbale”:   Domanda: “Il signore chiede di potervi fotografare”,    Risposta, “No, ma se vuole può fotografare l’asino” …sia io che Masurur siamo scoppiati a ridere. Ho comunque ringraziato ricevendo in risposta il saluto ed il sorriso della ragazza, oltre a quello di tutti gli adulti presenti che hanno, probabilmente, apprezzato la mia attenzione nel richiedere il permesso. La giornata si è conclusa con una doccia e la cena, buona e con molte verdure, accompagnata da ottimo Tè, infine un profondo sonno ristoratore.

10 Ottobre Venerdì   

La sera precedente era arrivato anche un gruppo di Turisti americani (così ho dedotto dall’accento), ai nostri saluti di cortesia della sera precedente e della mattina, solo la guida ed un paio di loro si sono degnati di rispondere, forse perché qualcuno gli ha detto che gli Europei “…. sono dei Parassiti e che ti fregano” se dai confidenza?   …non so, non ci ho dato peso. A me è stato insegnato di rispondere sempre ai saluti così come, di solito, fanno i migliori.

Abbiamo salutato tutti quei turisti con un “Have a nice day” per avviarci, verso le 8.20, imboccando la strada che conduce ai 2200m di Vorù. Anche in quest’occasione abbiamo avuto il piacere di raggiungere il villaggio prima di altri turisti e passeggiare per le ripide stradine del villaggio. Una sgambata sulla collina prospicente da cui si ammira l’insieme del villaggio, poi alla “Fucina del Fabbro” (detta così con molta buona volontà 😊) percorrendo in lungo ed in largo i “Saliscendi” dei viottoli tra le case, sempre osservati da bambini che ci guardavano incuriositi e da signore disponibili a qualche scatto. Non una sorpresa nel vero senso della parola, ma una sensazione particolare ci ha trasmesso l’osservare, dal vero la “lavorazione” del loro combustibile: escrementi animali messi al sole, ad esiccare in dosi stampate con catinelle di latta; leggerlo o sentirlo raccontare è un conto, vederlo dal vero per la prima volta suona diverso!    Abbiamo visitato la locale scuola, incontrando i professori di Matematica, Storia e Francese, che però non hanno lasciato uscire gli allievi, mentre noi abbiamo rinunciato ad entrare nelle classi per non creare troppo “scompiglio”.  Poi lentamente giù sino, alla “Piazza Centrale”, dove nel frattempo erano arrivato Il Camion-Negozio dal quale le merci venivano caricate sugli asini e portate verso le varie case nella parte alta del Villaggio, poco dopo è sopraggiunto pure il pulmino dei turisti citati in precedenza che continuavano a non rispondere ai nostri saluti, l’unica che lo faceva continuava ad essere a loro guida.  

Avrei voluto fermarmi di più e salire più in alto, verso altre zone del villaggio, ma avevamo già dedicato alla visita un paio d’ore ed io avevo in testa qualche altra fermata soleggiata lungo il rientro: La vegetazione con alberi il cui fogliame iniziava a diventare rosso ed arancione erano alcuni dei miei obiettivi.

Lungo la polverosa discesa abbiamo fatto alcune brevi soste fotografiche, tra cui una, improvvisata, nel momento in cui nel torrente ho notato un Merlo Acquaiolo che si tuffava alcune volte in acqua, oltre a quelle per immortalare la vegetazione. 

Verso il termine della discesa comunque abbiamo compreso di aver tempo a disposizione, così, d’accordo con Masrur, abbiamo deviato sino a Panjurud per visitare il Locale Mausoleo del poeta Rudaki inserito in un ampio parco che comprende tra l’alto un Interessante piccolo Museo, una Biblioteca ed una sala da Tè, al momento chiusa. Dopo la visita siamo ripartiti alla volta di Panjakent per pranzare nuovamente al ristorante Dusti.   Manca poco alle 15, quando Hojiakbar risponde ad una telefonata e ci comunica che l’autista che ci condurrà dal confine a Samarcanda ci sta aspettando dalle 10 di mattina. Incredibile questa latenza di comunicazione: avendo 1 ora di strada da Samarcanda al confine mi sarei aspettato che lo avvisassero alla nostra partenza da Panjakent dal ristorante considerando che solo l’traversamento del posto doganale richiede circa 45/60 minuti, lui invece è lì che aspetta da 5 ore.  Decidiamo allora di avviarci ed in 20’ raggiungiamo il confine e salutiamo il cortese Masrur per avviarci a piedi ad attraversare il posto di Confine tra Tagikistan ed Uzbekistan in circa un’ora tra code e controlli.   

Poi saranno 42 km sino a Samarcanda da dove proseguiremo con il nostro secondo viaggio Uzbeko.

Un grazie sentito a Sherzod  della  Nuratau Travel   l’agenzia Uzbeka che, da me contattato tramite Evaneos, ha compreso pienamente le richieste, proponendo suoi suggerimenti integrativi ed organizzando il viaggio che si è svolto senza inconvenienti.

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Alcune fotografie da FLIKR