Una località turistico-balneare, deserta fuori stagione affollata in estate. Ha secondo me un fascino particolare, forse perché non soffrendo il freddo apprezzo le atmosfere del “lago d’Inverno”. Ci sono andato tre volte. Ad inizio aprile del 2013 ero arrivato per caso attraversando la pianura imbiancata da una spruzzata di neve che nel corso della giornata si era trasformata in pioggia. Raggiungemmo Podersdorf sotto una fitta pioggia ed un forte vento, ripartimmo subito. Mi aveva incuriosito così mi sono organizzato per tornarci in altre due occasioni spinto dalla pazzia di un fotoamatore curioso che prova a fotografare di tutto: in entrambe le successive occasioni ho abbinato qualche ora ai bordi dell’aeroporto Schwechat per fotografare aerei in arrivo e partenza e poi raggiungere Podersdorf nel tardo pomeriggio prima del tramonto.
A fine gennaio 2015 mi ero organizzato una trasferta di lavoro nella zona di Vienna e mi ci fermai sette giorni, ritagliandomi mezza giornata libera. Ogni giorno la temperatura rimaneva sotto lo zero come aveva fatto le settimane precedenti. Raggiunsi Podersdorf dopo aver “scricchiolato” ai bordi della Pista di Schwechat. Trovai il lago ghiacciato ed un paesaggio per me affascinante che presentava un cielo plumbeo. Non pensavo che un lago così vasto potesse ghiacciare, avevo visto alcuni laghi alpini in Carinzia ed in Friuli, ma sempre a quote elevate ed in montagna; evidentemente i -10° delle notti precedenti che non superavano lo zero durante il giorno avevano prodotto un effetto particolare. Passeggiare lungo lo “Strand” coperto di neve ghiacciata aspettando il tramonto ed addentrarmi sul ghiaccio fu una sensazione particolare, contemplando il paesaggio raggiunsi il Pontile del Faro. Sul lago c’erano persone che passeggiavano, altri pattinavano, qualcuno pedalava in bicicletta in una giornata con leggera brezza, sotto un cielo grigio, al pontile ero da solo e scattai molte foto.
Ho provato a ripetere l’esperienza ad inizio febbraio del 2020 con il medesimo programma. C’era una temperatura più mite, quasi inconcepibile per la stagione, ma con un vento che spirava attorno ai 35kmh e raffiche sino a 65 km/h, velocità che modifica il gradiente termico. Non ero solo, eravamo in tanti: Io, Lei e gli “improperi” che Lei mi lanciava silenziosamente pur accompagnandomi. Lei sopportò L’aeroporto, poi giunti a Podersdorf il vento era aumentato è non volle scendere dall’auto nonostante alcuni raggi di sole. Il cielo era migliore rispetto alle prime due esperienze: dopo un paio di giorni di pioggia il forte vento aveva diradato l’umidità, lasciando si nuvole pesanti in quota ma una ottima visibilità al di sotto di esse. Nel tardo pomeriggio il cielo iniziò ad aprirsi e la mia speranza di una buona visibilità su lago si avverò. Quello che non immaginavo di trovare si chiama Surf e Kite, o meglio, sapevo che si praticano molto in quella zona, ma non immaginavo di trovare, a quella stagione, temerari che, oltre al vento, sfidassero l’acqua e le onde. Fui affascinato dalle evoluzioni di alcuni loro. Fotografando ho conosciuto Robert, un surfista al quale poi ho inviato alcune delle foto. Mi staccai a malincuore dallo spettacolo di quelle esibizioni, lo feci per raggiungere il Faro mentre il cielo si stava aprendo, arrivai in tempo per assistere al tramonto. Scattai fotografie anche al faro, con discreti risultati, affrontando il vento e le onde che si infrangevano sul pontile dalle quali mi ero riparato indossando l’abbigliamento da montagna.
Rientrai seguendo il richiamo degli improperi di chi mi aspettava nella macchina scossa dal vento, mi feci perdonare con una ottima cena in una bellissima trattoria circondata dal bosco viennese.