Non ero ancora stato in Valle d’Aosta, mai ! Mi avevano parlato del Parco Nazionale del Gran Paradiso, di Castelli e del Forte di Bard….. non ero mai riuscito ad andarci… sino alla primavera del 2022. Qualche settimana prima avevo trovato casualmente alcune interessanti fotografie scattate nella zona del Col de Nivolet, incuriosito avevo cercato dove si trovasse ed avevo avuto la folgorazione. Dovevo andarci! Pochi giorni a disposizione, a pochi giorni dal contagio e dal tampone negativo, avevamo così optato per 4 notti in due diverse regioni e zone montuose: Colle de Nivolet e Valle Grana. Per dormire in quota a rinfrescarci ed uscire a “Riveder le Stelle” avevo prenotato al Rifugio Savoia, nella dependance, per 2 notti
21 giugno Partenza relativamente presto, per arrivare, dopo circa 550 km di guida ed un gradito scroscio di pioggia dopo Ivrea, ai 2535m del Pian del Nivolet dove si trova il Rifugio Savoia, dopo aver passato i 2612m del Col de Nivolet, arrivando dal versante sud, dal Piemonte. Una breve pausa affolti dalle fresche nuvole alla diga del Serrù prima di inerpicarci per gli ultimi tornanti. Al Pian del Nivolet è stato un piacere apprezzare i 23 gradi di differenza rispetto a casa, ascoltando le marmotte fuori dalla porta e scorgendo subito alcuni volatili, tra i quali ho riconosciuto alcuni Codirosso, poi le spiegazioni della ragazza che ci ha accompagnati alla Dependance: Non ci sono Vipere, ma ogni tanto passa una volpe. Iniziamo il breve soggiorno, come mia prassi quando vado in montagna, con una sgambata, pertanto, tornati ai 2612m del “colle”, prima di un apprezzato scroscio di pioggia rinfrescante, dopo aver raggiunto il Rifugio Chivasso (chiuso) sono risalito ancora su rocce granitiche sino ad aggirare un piccolo laghetto sovrastante, a quota 2680, per poi raggiungere nuovamente la strada e proseguire sino al punto panoramico che sovrasta i Laghi Serrù ed Angel, proprio al confine con il Piemonte. Punto panoramico in altre condizioni climatiche, invece quel pomeriggio era estremamente nuvoloso ma rinfrescante. Una volta rientrati in Temperatura vivibile, prima di uno scroscio di pioggia più intensa, siamo rientrati al “Campo Base” per preparare lo zaino per la giornata seguente e l’attrezzatura fotografica per la notte, prima di andare a Cena. Un gruppetto di escursionisti Francesi, una coppia accasata come noi alla Dependance …. E noi. Niente TV, niente segnale Telefonico… un vero Paradiso! Così paradisiaco che, cenando, Assunta ha anche ammirato la volpe che attraversava il prato accanto al Rifugio ed alla struttura del Bar…. Io no! Il Bombardino io, ed il Genepi Assunta, li trangugiamo seduti al Bar mentre ancora diluvia rinfrescantemente, poi rientriamo a nanna, mentre alcuni straccetti di azzurro iniziano fare capolino tra le fitte nuvole. Tre ore dopo, verso le 23.30 sarà “cielo stellato”, quindi ora di uscire da solo, perché la “scorta” opta per restare nel fresco saccolenzuolo. Mi ritrovai così in una sera oscura, con la luce frontale accesa a raggiunger la diritta via senza smarrirla, mentre, ora uno ora due luccichii riflettevano alternativamente da circa 20 metri alla mia sinistra nei pressi della porta dell’edificio principale del Rifugio; bene mi dissi ho intravvisto anch’io la Volpe! Od almeno avevo visto il riflesso della lampada nei suoi occhi. Solo altre 2 flebili luci nella notte, una da una finestra del piano superiore del bar, la seconda dal camper posteggiato accanto alla mia macchina e così, per non disturbare e perché queste due luci non disturbassero il sensore della Canon mi avviai lungo la stradina dopo aver spento la mia lampada frontale, tenendo alle spalle il Colle, Il lago a destra e Valle d’Aosta davanti. Sopra il Lago si stagliavano le creste della montagna oltre alle quali si splendevano le stelle, la Via Lattea ancora orizzontale, ed un tremendo riflesso da inquinamento luminoso probabilmente accentuato dall’umidità lasciata dalla pioggia. Giunto ad una posizione in cui la luminosità del cielo si rifletteva sulla superfice del lago, preparai il Cavalletto, montai Canon con Tokina 11-16, predisposi l’obiettivo su fuoco manuale, il programma di esposizione manuale su Canon ……. Ed imprecai! Avevo lasciato il comando per lo scatto a distanza in Camera ☹ Fotografare in quelle condizioni, con una esposizione massima di 30”, anche se con un obiettivo abbastanza luminoso, non basta, provai alcuni scatti, poi rimasi a “Rimirar le Stelle”, d’altronde quello era uno dei motivi per cui ero salito sin lassù. Nonostante il buio vedevo piuttosto bene, così distinsi facilmente le due stelline di prima che brillavano affiancate, trotterellando verso di me. Fu una piacevole sorpresa vederle fermarsi a pochi metri di distanza, poi si spostarono e mi passarono di fianco, a non più di 3 metri, aumentai allora l’intensità della lampada frontale per ammirare il profilo aggraziato e la coda di quella splendida volpe, che si fermò 2 volte ad ammirarmi a sua volta. Non mi chiese di “addomesticarla”, proprio non mi rivolse la parola, mi ricordai invece quella frase di uno dei miei libri preferiti: “ Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi “ (Grazie per tuo splendido libro “Antoine”). Impacchettai la Macchina fotografica nello zaino e fissai il cavalletto all’esterno poi trotterellai soddisfatto sino al mio saccolenzuolo, le foto erano un disastro, ma l’incontro fu entusiasmante.














22 giugno Un Il buongiorno fu un meteo indeciso, tra il “ poi miglioro” e il “mo’ te frego” ma noi, accaldati dagli oltre 30 gradi della laguna non eravamo disposti a farci Fregare! Pioggia sul percorso verso la colazione, pioggia durante e dopo colazione, pioggia mentre indossavamo gli scarponi, i copripantaloni impermeabili ed il Poncio, pure mentre improvvisavo un “impermeabile” per Canon 1 mentre Canon 2 restava riparata nello zaino. Pioggia lungo la salita sino all’Alpe Riva dove, trovati aperti i battenti di due puzzolenti stalle, cercammo riparo. I manzi di quelle stalle però, dopo averci visto ci raggiunsero, cercando a loro volta riparo. Così proseguimmo la Fresca ed Avventurosa salita. La pioggia talvolta diradava offrendoci timidi sprazzi nelle nuvole sino a quando, raggiunto il Lago Rosset, dovemmo fermarci per impacchettare Poncho e Pantaloni antipioggia, estrarre Canon 2, idratarci e procedere sotto un cielo che si stava rasserenando ed una corona di montagne attorno a noi. Lasciammo la traccia di sentiero nei pressi dei Laghi Tre Becchi, per poi riprenderla diretti al Lago Nero che raggiungemmo attraversando “Marmotterie” e “Volatilerie”, nel frattempo Assunta riempiva il telefonino di fiori scattando in tutte le angolazioni possibili. Il Lago Nero è a quota 2750m bello, una pace indescrivibile, cinguettii attorno, volatili che probabilmente nidificavano in zona allertati dalla nostra presenza ed una scarica di sassi dalla parete sopra al lago, forse Stambecchi? Non lo sapremo mai. Come la salita, percorsi anche la discesa in prima posizione, nella speranza di avvistamenti piacevoli, procedetti con il 120-400mm montato su Canon 2, potei cosi notare in tempo una famiglia di marmotte che non mi aveva sentito (Il vento era a favore) e, sfruttando gli avvallamenti del terreno avvicinarmi abbastanza restando coperto ed avvisando Assunta della presenza degli animali; i più giovani scapparono mentre la più matura (e grossa) rimase all’aperto, rosicchiando e tenendomi d’occhio per alcuni minuti sino a quando decise di occultarsi anche lei. Mi ero deconcentrato, così, quando 100m dopo di sentiero, quando mi trovai a tu per tu con un Camoscio accovacciato a 50m da me non ero pronto. Nell’istante in cui lo vidi mi sentì a sua volta, girò la testa e mi vide (ero sempre a favore di Vento) e partì. La macchina Canon2 scattò in sequenza ma tutto sfocato ☹ … Peccato! Solo i Manzetti dell’Alpe Riva non si scomposero al nostro arrivo, rimasero li, accovacciati, a prendersi la pioggerellina che nel frattempo aveva ricominciato a cadere mentre noi, accompagnati da questa pioggerellina, rientrammo al Rifugio. 9km circa, 650m di fresco saliscendi. Apprezzammo due panini al bar per andare poi a farci una doccia e cambiarci. Gustammo appieno la cena, per poi sistemarla con Genepi e Bombardino.
23 Giugno Il buongiorno ci viene dato da un bel sole che ride di noi, di noi che dobbiamo partire, il tempo per la colazione, per caricare i bagagli, pagare e ripartire verso la seconda tappa della Gita, tra altri 250km: Castelmagno, ma prima, una doverosa pausa, al punto panoramico prima e poi ai sottostanti laghi: Angel e Serrù, ma questo è già in Piemonte.
