Un noto cantante francese del passato, un famoso comico italiano, alcune attrici statunitensi, sono tutti accomunati dalle medesime origini, quelle di popolo, di fede cristiana, localizzato in una nazione nel cuore del Caucaso “compressa” tra potenze economiche a maggioranza mussulmana che ambiscono ad una continuità territoriale. Il primo Genocidio di cui si parli, quello che tuttora i vertici di una nazione, membro della Nato, negano. Perché si può decidere di visitare questa piccola nazione che geograficamente appartiene all’Asia, ma che viene anche considerata vicina all’Europa? Semplice: perché ne ho sentito parlare e mi ha da tempo incuriosito; perché tra meno di un anno scadrà il mio passaporto e non so quanto dovrò attendere per rinnovarlo, ma anche perché c’è il volo diretto da Venezia. Ed Armenia sia!
3 Ottobre – Martedì Partiamo da Venezia in orario, atterriamo a Yerevan in anticipo, alle 22.52 ora locale. Controlli doganali, ritiro bagagli, visita ai servizi igienici e poi all’uscita ad incontrare Davit, il nostro autista/guida ed In 15 minuti raggiungiamo l’hotel CASCADE dove passeremo tre notti prima di partire per il tour e tornarci all’ultima sera prima della partenza.
4 Ottobre – Mercoledì Alle 7 di mattina “vibra” la sveglia. E’ la metropolitana che inizia le corse alle 7.00 passando sotto il monumento Cascade che si trova accanto all’albergo, la nostra sveglia è invece fissata per le 8.00. Scendiamo a colazione in anticipo sul previsto per consumarla in una affollata saletta con pochi tavoli e tanti ospiti che parlano una lingua dapprima accantonata in un meandro tra le mie sinapsi e man mano più familiare fino a pronunciare un “Dobre Urto” (Buongiorno in russo). Assunta viene subito presa in simpatia da una addetta al servizio colazione non appena questa scopre che è italiana. Scandisce un bellissimo “buongiorno” certamente l’unica parola italiana che conosce, ma che è contentissima di pronunciare, seguono poi le altre in inglese. Alle 9.30 arriva Davit con un collega, dice che guidare e contemporaneamente spiegare la città a Yerevan è impossibile così, invece, si può dedicare a noi mentre il collega guida e subito partiamo per le visite: la statua della Madre Armenia ed il panorama, coperto dalle nuvole che dovrebbe includere l’Ararat, ripartiamo subito diretti al monumento “Cascade” saltando il Parco della Vittoria , considerata la distranza pensavo che da lì avremmo visitato “Cascade” scendendo a piedi invece ci ingolfiamo nel traffico. Pochi minuti a disposizione al giardino nei pressi del “Cascade”, per ammirare velocemente alcune delle statue esposte e la scalinata dal basso, prima di ripartire alla volta di Piazza della Repubblica ed immergerci nel Museo di Storia Armena. Bello il museo dove una dipendendte del museo “giovane e graziosa”, ci spiega approfonditamente la storia ed i reperti esposti; splendidi alcuni oggetti ed in particolare i carri funebri, in legno massiccio, riaffiorati dal Lago Sevan. Terminata questa visita raggiungiamo Davit che ci attende nel posteggio con l’autista per poi accompagnarci direttamente al Ristorante. Lasciata Assunta davanti al ristorante proseguo, con Davit sino ad un Cambio Valute per convertire 300 euro con 129.000 dram, sembra un buon cambio stando a quanto vedrò i giorni seguenti. Svolta questa missione raggiungiamo nuovamente Assunta e ci accomodiamo per un ottimo ed abbondante pranzo in una bella sala. La visita successiva è la Moschea Blu, seguita dal Magazzino GUM non particolarmente interessante, non almeno quanto il limitrofo mercato all’aperto di Frutta e Verdura dove acquistiamo dell’ottima uva. Dopo la veloce visita rientriamo a Piazza della Repubblica per poi proseguire a piedi, attraversando il centro citta e risalendo lungo la Tashir sino a piazza dell’Opera dove rimango “folgorato” leggendo su un manifesto 2 parole in Cirillico che mi sono familiari “Лебединое Oзеро”, la mia reazione colpisce Assunta che mi chiede cosa sia successo, le indico il tabellone con le scritte in Armeno, Russo ed Inglese, “Swan Lake” ….. il nome Tchaikovsky e l’immagine di una ballerina, nel frattempo leggo le date… 9, 10, 13, 14, 16, 17, 18 ottobre… noi, il 10 saremo a Erevan! Non ci posso credere, da oltre 10 anni attendiamo l’occasione…!
Incredulo chiedo conferma a Davit, l’opera si trova a 600m dall’albergo e lui annuisce, aggiungendo: “costa poco”, allora cerchiamo la Biglietteria per approfondire; i prezzi variano dai 9 ai 60 euro a persona, i centrali per il 10 sera sono tutti venduti, rimangono alcuni laterali e le “piccionaie”, così acquisto due laterali: 18 euro a testa; si esibisce il “Balletto nazionale dell’opera Armena”. Il momento migliore di tutta la giornata! Una giornata durante la quale abbiamo girato la città, principalmente in macchina, con poche brevi passeggiate sotto la pioggia; durante questa giornata in cui ciò che avrei voluto vedere è sfilato via senza soste, mentre quanto visto è stato fugace, tranne l’interessante museo. Piove ancora, ma domani migliora; Abbiamo pranzato verso le 14 ed ora non abbiamo appetito, andremo a dormire presto per alzarci con calma domani mattina. Prima di ritirarci però decidiamo per una passeggiata: dapprima una sosta in un negozio di alimentari per acqua e frutta poi “inciampiamo” nel PAPAYA una dolcissima pasticceria, quindi raggiungeremo il “Cascade”, dove scopriamo che, all’interno, ce’ una scala mobile che porta sino alla sommità. Buono a sapersi… per la prossima occasione















5 Ottobre – Giovedì Un cielo limpido ci invoglia ad alzarci e dirigerci alla colazione per salutare la simpatica signora sfoggiando le prime due parole che abbiamo imparato in Armeno, mentre lei esprime lo stesso concetto in Italiano: “Buon Giorno – Bari Arravot”. Sentendoci sorride ancora di più e ci libera subito un bel tavolo in un angolo tranquillo.
Alle 9.15 arriva Davit e partiamo, in una splendida giornata di sole, diretti a Garni e Geghard. Una breve pausa panoramica al Charent’s Arc per ammirare, per la prima volta integralmente, lo splendido il Monte Ararat, parte della cultura Cristiana ed Armena, ma fagocitato dalla nazione turca che rinnega il 1915 sognando velatamente di continuarne l’opera creando una unica nazione dai Dardanelli al mar Caspio.
A Garni c’è un tempio ellenistico, in gran parte ricostruito dopo un devastante terremoto con molti pezzi completamente rifatti; dal tempio scendiamo poi sino all’ingresso della sottostante gola, questa molto più interessante soprattutto per l’aspetto geologico: una profonda gola, scavata nelle rocce basaltiche composte da infinite colonne di basalto verticali ed incurvate, di sezione geometrica. Ho già visto strutture simili in Islanda ho visto fotografie di quelle in Irlanda… sono interessanti ed enormi. Da Garni, dopo questa passeggiata, proseguiamo alla volta di Geghard e lungo il tragitto noto due bancarelle di frutta e verdura, estremamente fotogeniche, di cui memorizzo la posizione per fermarci al ritorno. Geghard è il primo monastero di questo tipo che visiteremo in queto viaggio; Davit ci dà le spiegazioni prima di lasciarci “liberi” a girare ed ammirare, esterni ed interni, ma soprattutto gli interni, dopo che abbiamo scoperto un gruppo corale che si esibisce in una sala del monastero scavata nella roccia. Terminata l’interessante visita ripartiamo diretti Garni per il pranzo e fermandoci a fotografare una delle bancarelle che ho notato all’andata dove ricevo la prima impressione positiva del viaggio: l’umanità e la cortesia delle persone: Chiedo di poter fare delle fotografie, la signora non parla le mie lingue ma capisce e mi autorizza, scatto, poi cerco di attraversare la strada per una immagine più ampia allora la signora, preoccupata mi chiama, facendomi capire di non andare via, sceglie 2 mele e 2 pere bellissime e me le offre, cerco allora di pagare ma non vuole, cerco di lasciare spiccioli sul bancone, ma insiste: mi fa segno di prendere la frutta per me 😊. Grazie Signora, inizia a piacermi l’Armenia, Davit sorride dicendo che è normale; Assunta ed io siamo sorpresi, anche dal profumo di quei frutti e subito arriviamo al ristorante per il pranzo, dove brevemente ci mostreranno come si prepara il loro pane tipico, il Lavash, patrimonio dell’umanità! La presentazione non è granché, è fatta per turisti, sarà più interessante entrare 2 giorni dopo di mattina presto nel panificio di Goris dove lo staranno preparando per i locali ed acquistarlo lì per poi mangiarlo. Terminato il pranzo si rientra a Erevan. C’è ancora una visita nel programma di oggi così raggiungiamo il Memoriale del Genocidio Armeno del 1915, avvenuto prima di quello ben più noto ed a noi geograficamente più vicino, entrambi esempio della bestiale stupidità della “belva umana”, quella “belva” citata da un noto cantautore dei miei tempi. Questo del 1915, qualcuno lo nega tuttora, pur spacciandosi per statista illuminato, ma che di illuminato ha solo il proprio obiettivo a discapito di popolazioni che sarebbero ben felici di starsene tranquille, colpevoli solo di una cosa, quella di non seguire la stessa religione o corrente.
Interessante questo memoriale: scenografico sopra la città con un affaccio a sud, verso l’Ararat il cuore della antica nazione armena dalla quale gli armeni sono stati allontanati mentre tuttora, da altre parti ad est ovest e sud qualcuno li sta tuttora allontanando. Arrivando incrociamo una delegazione, alcuni sembrano politici, altri sono prelati, molti sono giornalisti e fotografi al seguito, ci incrociamo e poco oltre apprendiamo da una turista inglese emozionata che uno di loro era l’Arcivescovo di Canterbury. Terminata questa vista ci facciamo accompagnare e lasciare sulla Isahkyan Str nei pressi del Centro Commerciale “Metronome” da dove rientreremo a piedi. Ho l’appuntamento con la mia versione in lingua armena de “Il Piccolo Principe” la mia collezione aumenta! Il rientro è più lungo del previsto, ho sbagliato strada: all’uscita dal centro commerciale interrato, il GPS ci ha messo più del previsto ad aggiornarsi ed io l’ho notato un chilometro dopo ☹! Assunta, stanca, mi rimprovera e per farmi perdonare ci concediamo una “pausa gelato”. Anche oggi il pranzo è stato abbondante, più di quanto sia il nostro standard, così anche oggi niente cena. Ci resta giusto il tempo per depositare gli acquisti in camera e fiondarci nuovamente verso il Cascade, su per le scale mobili, sino alla penultima terrazza… La “Blue Hour” è passata, ma il panorama no, peccato per quel faro che mi spara dritto nell’obiettivo riducendomi il campo utile alle foto panoramiche; interessante la statua de “I Tuffatori”. Rimarremo lì, in mezzo alla gente, ad ammirare il profilo dell’Ararat e le luci della città per una buona mezz’ora prima di rientrare in albergo e mangiare la buona e profumata frutta seguita dalle prelibatezze del PAPAYA.















6 Ottobre – Venerdì La solita sveglia vibrante delle 7.00, ma riposiamo ancora un po’ prima di scendere per colazione, poi alle 9.15 arriva l’autista, oggi si parte diretti a sud, sino a Goris che raggiungeremo dopo alcune visite per strada. Inizialmente non era prevista questa tappa, l’ho fatta inserire io per vedere il vicino famoso monastero ed alcune altre località lungo il percorso. L’ambasciata italiana sconsiglia spostamenti in questa regione, Syunik, ed i fatti del 20 settembre precedente mi hanno fatto temere un cambio di programma, ma Arpine, la referente dell’agenzia locale, mi ha tranquillizzato, “lì non ci sono problemi anche se si trova a 40km dal confine”.
In una splendida soleggiata limpida giornata con ottima visibilità siamo diretti a sud mentre l’Ararat diventa sempre più grande. Lasciamo l’autostrada diretti a Khor Virap e dopo una breve pausa “Caffè e Frutta secca”, raggiungiamo il monastero con la vista mozzafiato verso la pianura e le montagne in direzione Est, ma soprattutto sull’Ararat ad Ovest, oltre all’orribile recinzione che separa la Turchia dall’Armenia. La Turchia si trova a duecento metri, sull’altra sponda del fiume Aras. Molti i visitatori ma c’è comunque tranquillità, simpatico il siparietto della scolaresca, guidata dalle maestre, che viene ricevuta dal prete, siparietto al quale abbiamo l’immenso piacere di assistere, pur senza capire i dialoghi e gli insegnamenti. Bellissimo il monastero e le vedute che offre, bello lo scorcio dalla collinetta che lo sovrasta interessante anche la vista sul cimitero che si trova nei pressi del posteggio e che visiterò prima di ripartire, constatando la differenza con altri cimiteri sino ad ora visti in giro per il mondo e restando “colpito” dalle tombe dei militari morti nelle diverse guerre che hanno coinvolto questa nazione, in particolare negli anni tra il 2016 ed il 2020. La Turchia è vicina, mentre l’Azerbaijan è a soli pochi km più a sud.
Percorrendo nuovamente la strada principale in direzione Sud osserviamo i carri carichi di angurie che sostano ai bordi della strada per la vendita, poi raggiunta Yeraskh svoltiamo diretti ad Est: 500m a sud c’è il confine (chiuso) con l’Azerbaijan, in linea d’aria ad altri 6km c’è l’Iran ed abbiamo costeggiato per chilometri il confine con la Turchia: due nemici ed un sostenitore. Ora proseguiamo lungo una strada diretta ad est che inizia a salire e che costeggia un terrapieno: il terrapieno è stato eretto nel 2016, quando su quella strada gli Azeri sparavano per tagliare i collegamenti con il Sud-Est dell’Armenia ed il Nagorno-Karabak. Ancora 50km prima di arrivare ad Areni dove ho chiesto una piccola deviazione per vedere una chiesetta, non visitabile, al di fuori del paese prima di raggiungere il più turistico sito di Areni-1. La strada per la chiesetta è sterrata e non c’è nessuno, l’ambiente è molto affascinante: ci fermiamo 15-20 minuti poi ripartiamo alla volta della Caverna con i resti delle più antiche anfore per la conservazione del vino sino ad ora scoperte e dove è stata trovata la scarpetta in pelle n.37 risalente a 7000 anni fa, quella che abbiamo visto al museo di storia Armena di Erevan. Questo sito non mi colpisce particolarmente, ma ci dedichiamo mezzora prima di proseguire lungo una strada sul fondo di una interessantissima gola diretti a sud, al termine della quale, prima di risalire tre tornanti, mi accoglie la bellezza scenica ed architettonica di NORAVANK. Qui la sosta merita tutto il tempo necessario, anche di più, compresa la pausa Toilette 😊. Dopo altri 30km ci fermeremo a Vaik per pranzo, noi ne faremmo anche a meno dato che siamo abituati a mangiare poco per pranzo, ma non possiamo costringere l’autista a fare altrettanto, così troviamo il compromesso: pausa al FOOD COURT un self service con buon assortimento e pulito dove con l’equivalente di 6 euro prendiamo da bere e 2 piatti del menu prima di ripartire alla volta dei 2344m del Passo Vorotan che raggiungeremo dopo altri 30km e dove faremo solo una veloce pausa per 2 fotografie nonostante l’aria pulita e la splendida luce; sono però quasi le 16.00. Ripartiamo mentre 2 aquile volano sopra ed accanto a noi mentre scendiamo. Qualche cantiere per strada e alcune brevi soste prima di raggiungere, verso le 17.20 il sito di Zoras Karer; manca poco al tramonto e si sta alzando il vento; ho dimenticato la giacca a vento in macchina così la visita è veloce perché, quando il sole scenderà proiettando l’ombra della collina sul sito, la temperatura crollerà, così rientriamo velocemente. Passeremo accanto alla Base dei “Peacekeepers Russi” di Sisan di cui si vedono le postazioni e le bandiere percorrendo la strada principale, faremo ancora una pausa al Monumento d’ingresso a Goris con le ultime luci della giornata. Da qui inizieranno ad accendersi le luci della scarsa illuminazione, passeremo davanti ad un’altra caserma usata dai Russi, il tutto osservando parte della piccola città che sembra interessante, prima di raggiungere l’ottimo Hotel MIRHAV, per una notte in una splendida camera. Dopo aver portato le 4 valigie (2 medie e 2 Trolley) ed i 2 zaini al piano superiore decido che dal giorno dopo ne porteremo 1+1 oltre agli zaini e mentre ne discuto con la “Capa” realizziamo che, in 30 minuti, dobbiamo avviarci diretti al ristorante che ci hanno prenotato: oggi la cena è compresa nel programma! Dopo 3km di strada buia nel mezzo di un quartiere di casette, posteggiata la vettura Davit ci fa attraversare una porta sino ad un cortile interno, poi salire una piccola scala e raggiungere il piano superiore dove si apre una graziosa stanza, riscaldata da una stufa a legna, con arredamento tipico ed una tavola apparecchiata; è il ristorante LOBY (Fagiolo in armeno) che fa servizio ristorante solo su prenotazione, prenotazione da farsi almeno il giorno precedente. Ottima e Abbondante la cena! Rientrati all’albergo noi optiamo per una ulteriore passeggiata, dapprima al forno ancora aperto dove ammiriamo il lavoro dalla vetrina, poi proseguendo al buio lungo la strada alberata prima di rientrare. Una splendida Giornata, “stravissuta, stra-ammirata, stra-biliante, cominciata con un’alba timida”.


















7 Ottobre – Sabato Ci svegliamo ancora in “un’alba timida” e limpida, il terrazzino si affaccia sulla strada alberata, dal sottostante panificio risale un piacevole profumo. Ricomponiamo le valige e scendiamo per colazione, ma la sala è piena così decidiamo di attendere; o meglio, Assunta attende lì, io no 😊! Io raggiungo il panificio dove ordino “un Lavash”, lo pago e chiedo di poter fare 2 fotografie, le commesse, sconcertate dalla richiesta, mi rispondono di SI così scatto quindi rientro all’Hotel soddisfatto. Faremo colazione nel giardino in quanto la sala brulica ancora di turisti tedeschi. Poi ripartiamo in macchina alla volta di Halidzor, diretti al “vero motivo” della mia richiesta di includere questa tappa: l’odierna prima visita è Il Monastero di TATEV. Soffro di Vertigini e memore dell’esperienza del volo su Nasca (Perù) sono perplesso; 6km di Funivia, circa 10-15 minuti sospesi nel vuoto con 300m di “salto” sotto di me mi perpliggono. Partiremo con il primo viaggio della giornata, assieme alla comitiva di tedeschi, visiteremo il monastero per poi rientrare, un’ora dopo quando saremo gli unici passeggeri dopo la velocissima visita. A parte la perplessità iniziale andata e ritorno sono andati lisci! Ho chiesto di non includere nella giornata, che sarà comunque lunga, le visite ai vicini villaggi abbandonati perché non so se saremmo riusciti ad attraversare il ponte sospeso. In sostituzione o chiesto la visita del monastero di Vorotnavank che però non potremo raggiungere: lavori sulla strada, sterrata e sconnessa, dopo il villaggio di Noravan; Il Mercedes Vito è comodo, spazioso ma basso così, alla seconda volta che tocca il fondo, suggerisco a Davit di rinunciare all’idea e di fermarci per altre pause lungo il percorso. La prima di queste sarà immediata, al villaggio di Noravan ed alcuni edifici abbandonati nelle sue vicinanze, poi ancora il paesaggio sul lago di Spandarian prima di raggiungere Yeghegnadzor per le prelibatezze del pranzo incluso nel programma. Il proprietario ci attende all’ingresso della cittadina e ci guida sino al ristorante, dobbiamo solo seguirlo. Si ferma su una stradina con piccoli edifici attorno ed un portone sul quale ci accoglie una ragazza in “grembiule” da cameriera; siamo arrivati all’ ARMAN HAKHVERDYAN GASTRO YARD. Pranzeremo sotto un pergolato ottenuto da viti. Siamo gli unici clienti e ci presentano la “proposta” culinaria, ma soprattutto “Etilica”; Ristorante, Vignaiolo, Produttore di specialità gastronomiche…. Ci fanno vedere il “Forno” dove stanno preparando il nostro BBQ, poi mi lascio attrarre dalle pietre che rivestono le pareti della struttura e quando spiego ad Arman che mi occupo di pietre, mi invita a vedere anche l’interno: sta facendo tutto lui, tutti i rivestimenti in pietra li esegue da sé.
Pranzo: “Ottimo ed Abbondante”, Vino: “Ottimo ed Abbondante” (purtroppo non lo posso assaggiare tutto), rinunciamo alla “grappa”, ma non all’ottimo “Kognak” poi il dolce, che mangiamo sorseggiando, il Cognac è un elisir! Nel frattempo, ci ha fatto una sorpresa: “Posso farvi una fotografia? La facciamo per tutti i clienti” hanno chiesto; in effetti notiamo una parete con le fotografie di molti clienti, così accettiamo. Pochi minuti dopo ci omaggiano di una bottiglietta di Cognak sulla quale, “l’etichetta” è la nostra fotografia. Ne usciremo sazi, grati per l’ottimo pranzo (e Vino), talmente entusiasti che acquistiamo anche: una bottiglia di Bianco, una confezzione da 3 Bottigliette “Souvenir” ed un Pacco sottovuoto di quel “Dolce-Elisir” che abbiamo divorato con piacere. Salutati, ringraziati, lasciato una mancia alla disponibilissima cameriera, siamo risaliti sul fido monovolume Mercedes e lasciata la cittadina abbiamo iniziato la salita verso i 2410m del Passo Selim nei pressi del quale abbiamo visitato Il Caravanserraglio ORBELIAN , poco altre ci fermeremo ad ammirare il panorama sul pianoro ed i resti di un antico ponte sulla via della Seta, poi in discesa sino a Martuni ed il Lago Sevan, lungo la strada del passo e quella che costeggia il lago ammiriamo la capacità degli autisti di staccare materiali dentro e sopra le macchine. Costeggeremo il Lago raggiungendo Noratus poco prima del tramonto, cogliendo quella luce speciale per fotografare i Katchkar all’interno del cimitero. Gli ultimi raggi di sole ci accompagneranno dapprima al negozio di Sevan dove, attingendo alle poche parole di Russo che ancora dicordo acquisterò dei biscotti ed acqua minerale poi sino alla CHEF HOUSE di TSAGHKUNK sopra la quale sorge la collina ove distinguo la sagoma della chiesa che voglio fotografare di notte, con la Via Lattea come sfondo. Ho la mappa 1:10 della zona ed il GPS con me, oltre alle torce elettriche. Abbiamo lautamente pranzato, abbiamo Vino, Biscotti e dolci, non ci serve cenare, indossiamo abiti più caldi e ci avviamo; il figlio del gestore dell’albergo si offre di accompagnarci, ma rifiutiamo, non dovrebbe essere complicato, così appena imboccata la strada che risale alla chiesa … DELUSIONE!!!! Si è accesa l’illuminazione e la chiesa ora è illuminata a giorno, addio alla silhouette della chiesa con lo sfondo della Via Lattea che immaginavo di immortalare. Saliamo comunque, nonostante il freno imposto dalla “compagna d’avventura” Sbagliando strada e ci troviamo al cancello del cimitero. Decido però di non passare di li: ne ho già visti alcuni ed ho visto come sia complicato passare tra le tombe di giorno, non lo farò certo di notte, cosi ci fermiamo e mentre Assunta si lamenta per il vento e di quanto la strada sia Buia e Verticale, ho una visione…. mi stropiccio gli occhi restando con il naso all’insù e mostrando anche a lei la scena; STAR LINK si chiama, la sequenza di satelliti che vediamo passare in fila indiana prima di spegnersi una volta usciti dal fascio di luce solare che li ha illuminati alla loro quota. Si vede bene anche la Via Lattea nel buio quasi totale, l’unico inquinamento luminoso è proprio l’illuminazione della CHIESA. Tenterò qualche foto, ma con un risultato pietoso. Le uniche alternative sarebbero il tramonto (già passato) e l’Alba…. “scordatelo!!” mi intima Assunta! ☹. La bottiglia di Vino bianco di Armand basterà a scaldarci assieme ai biscottini comprati in russo 😊
Una splendida giornata, un’altra splendida giornata, per noi, la mattina seguente ed i giorni dopo scopriremo a spizzichi e bocconi, dalle scarse notizie che riusciremo ad avere quanto “Tragica e Bestiale” lo sia stata a causa di alcuni fenomeni (che non possono neppure essere definiti animali in quanto anche gli animali hanno un loro senso) travestiti da essere umani, pur senza averne l’indole, ma solo la stupidità, hanno attuato una “Operazione Speciale”. Mi riferisco tanto a chi si è mosso in prima persona, quanto ha chi li ha addestrati e sovvenzionati. Questo mio pensiero non riguarda la nazionalità, ma la crudeltà. R ipenso ai due genocidi, 1915 e negli anni tra il 1935 e 1945, ripenso a due nazioni ed al caso: sono in Armenia, ma l’altra ipotesi che avevamo considerato come alternativa, era di visitare la zona di Masada e parti di quella nazione, fortunatamente siamo in Armenia, non là!














8 Ottobre – Domenica Non siamo ancora consci di quanto sua accaduto in Israele, scarse le notizie. Partiamo subito dopo la colazione diretti a Sevan ed al Monastero Sevanavank da visitare anche per il bellissimo il panorama. Poi, lungo la strada, un paio di soste, da dei “pescivendoli” che non strillano, prima di raggiungere Dilijan. Non ci piace Dilijan la “svizzera” dell’Armenia, dove l’unica strada “storica” è in realtà un tratto di albergo, sono invece interessanti l’Anfiteatro ed un paio di vecchi edifici decadenti di cui uno proprio davanti all’Anfiteatro; forse sarebbe stata interessante una visita al museo delle Tradizioni locali, ma bisogna proseguire per raggiungere Ljevan dove pranzeremo in una casa privata gustando delle ottime Tolma che assomigliano incredibilmente ad alcuni Sarmale che ho mangiato in Romania. Il viaggio è ancora lungo e prevede molta strada e due monasteri. Dopo il rientro in italia mi chiederò perché sia stato organizzato così il tragitto odierno e l’unica risposta che mi riesco a dare è: per pranzare in questa casa privata. Lasciata Ljevan, infatti, proseguiamo verso nord, sfiorando dapprima il confine con l’Azerbaijan, poi quello con la Georgia. Prima di partire ho letto un pò della storia di questa zona, non pensavo saremmo passati di qua, pensavo piuttosto verso Fielotovo, ma questo è il percorso. Mi sono segnato sul GPS alcuni punti che sfioriamo mentre noto come l’autista stia accelerando, gli chiedo informazioni sulla chiesa della Madonna di Vokespar, so che è adossata al confine, comunque in zona armena, ma mi risponde secco: “non ci si può fermare” cosi verifico il GPS avvicinandomi e la scorgo da lontano, imposto la macchina fotografica per scattare quando rallenterà, come gia accaduto in altre occasioni, invece… Non rallenta! Guardo e scatto, mentre scatto mi spiega che il paese che vedo (poche case il resto sta oltre la collina che stiamo sfiorando) è stato abbandonato trasferendo la popolazione negli anni attorno al 1990 e 1991, l’occhio nota qualche cosa è scatto, scoprirò a casa, ingrandendo, che erano delle postazioni militari una torretta con telecamere ed un camion mimetizzato. Dopo altri 10-15 km di guida “sportiva” finalmente rallenta. Poi arriveremo ad Akthala , bellissimo l’interno affrescato della Chiesa, purtroppo rimango colpito dal Battesimo collettivo che si sta celebrando all’interno, così mentre ammiro il battesimo arriva l’autista, “The time is gone, the song is over… Thought I’d something more to say” recita una canzone dei Pink Floyd. Davit ci aveva detto “prendetevi tutto il tempo che volete, il prossimo monastero è vicino e dormiremo li, quindi non c’è fretta” … sino a quando la fretta non la mette lui. Ripartiamo quindi controvoglia alla volta di Haghpat. La visita di Haghpat ci riappacifica con il poco tempo avuto ad Akthala. Fa parte della lista Patrimonio Unesco, grande, molti edifici, interessante, troppa gente… forse perché è domenica? La visita meriterebbe più tempo. Anche da qui si parte presto, bisogna raggiungere il vicinissimo Hotel QEFO, così vicino che, quando arriviamo il sole non è ancora tramontato, ammiro il tramonto dalla finestra della camera, poi scendiamo: siamo in anticipo, ci hanno “riservato” il tavolo al ristorante per le 19.30 … se lo chiamano ristorante e se per loro è “riservare”: la persona che ci ha cordialmente accolto e “riservato il tavolo per le 19.30″, guarda la sala, composta da lunghe tavolate quasi tutte piene di stoviglie e resti di pasti e ci indica l’unica tavolata non ingombra e non apparecchiata, dicendoci che quello è il nostro posto. Poi arrivano i menu separati per Mangiare e Bere. Ho già avuto modo di osservare alcuni locali, così, individuato in inglese quello che desideriamo quando arriva il cordiale Ragazzo Barbuto gli Indico direttamente dal menu: 1x BBQ, 1x BEEF STEAK, 2xGlass Red Wine, e gli chiedo se i piatti includano “Vegetables” così alla risposta negativa iniziamo chiedere le scelte che, pur se sul menù, “non ci sono”, optiamo allora per 2x Potatoes, indicando il tutto con l’indice sul menù per evitare dubbi. Il BBQ è arrivato dopo 20 minuti, per la BEEF STEAK abbiamo atteso altri 20 minuti (20+20), poi, dopo ulteriori 30 minuti (20+20+30) mi sono alzato considerato che nessuna delle 3 cameriere ci rispondeva ai richiami, e mi sono diretto alla cucina da dove “miracolosamente” in quel mentre sbucava sorridendo la nostra cameriera con 2 piatti di patate, il sorriso le è passato quando ho fatto cenno di NO e di tornare indietro.
A quel punto ho provato in inglese a chiedere di parlare con il Manager, ma non capiva, neppure l’uso di termini come “Manager, Boss o Chef” hanno dato esito; in quel mentre il nostro autista presente in sala ha visto la scena e mi ha raggiunto chiamando poi il “Cortese Ragazzo Barbuto che parlava inglese” al quale ho spiegato le mie rimostranze mentre Lui mi dava ragione. Per tagliare la discussione ho chiesto il conto dicendo che avrei certamente pagato, ma solamente quanto ricevuto. Per il conto sono stati velocissimi, penso fosse già pronto, così, leggendolo ho notato come alcuni prezzi non corrispondessero a quanto indicato sul menu e, non comprendendo la scritta in armeno, ho chiesto chiarimenti. Il Giovane cortese Barbuto Anglo-parlante si era nel frattempo volatilizzato per non comparire più, mentre la cameriera cercava di spiegarmi i piatti, facendomi capire che le “Cartofi” non erano nel conto. Tutto bene, ma non quadravano i prezzi: ho quindi preteso di avere i menu, che sono arrivati “a rate” dopo ripetute insistenze, mie e dell’autista che si era fermato con noi. Risultato: I prezzi della Beef-Steak e dei 2 bicchieri di Vino erano stati maggiorati. La giustificazione è venuta fornircela il Capo Cuoco, nella sua lingua tradotta dall’armeno all’inglese dal nostro autista, Cuoco che “nessuno aveva interpellato” e con il quale “nessuno di noi aveva mai parlato prima”: “Ci avevano Dato dei Vini selezionati“, sosteneva Lui, mentre la Beef-Steak “Aveva il vecchio prezzo sul menu, prezzo che era cambiato“. Nelle mie poche ed arruginite parole di Russo sono stato in grado di estrarre quanto basta per esprimere un semplice concetto: “Sono italiano e non parlo Russo, ma non sono stupido; l’effetto è stato che, senza dire nulla, si è dileguato anche il cuoco lasciando sola la cameriera palesemente imbarazzata ed il nostro autista al quale ho spiegato che “il problema è la gestione del ristorante che è ridicola, la cameriera non ha nessuna colpa”. A quel punto ho semplicemente preso una penna, corretto i prezzi sul conto, rifatto il totale e fatto capire alla cameriera che “quello era l’unico prezzo che erano autorizzati ad addebitarmi sulla Carta di Credito”, mi ha risposto OK ed ha addebitato l’importo INFERIORE. La differenza l’ho data “brevi mano” in contanti davanti all’autista.
Pessima e ridicola l’esperienza, indegna di un albergo, bello si, ma con una gestione della cucina (ci entrava chiunque ed abbiamo sentito “l’urlo” di chi, inciampato, ha fatto cadere dei piatti, vedendo poi accorrere diverse persone, anche estranei, accorsi vedere cosa fosse accaduto, il tutto ammirabile attraverso la parete a vetri che divide la cucina dalla Sala). A loro NON discolpa aggiungo: quella sera c’erano 14 clienti ai tavoli, 3 cameriere ed almeno 4 persone di servizio in cucina. Inconcepibile e vergognoso lo spettacolo a cui abbiamo assistito. Tengo a specificare che la cena NON era inclusa nel programma del viaggio, era una cena libera pur se nell’albergo in cui abbiamo prenottato, NON c’entra quindi nulla l’agenzia che ci ha organizzato il Tour e che mi ha onestamente detto che, “non è il primo disservizio di questo tipo, ma che non esistono alternative in zona”. Avevamo ancora alcuni dolci acquistati i giorni prima, abbiamo quindi evitato di attendere quelli dal ristorante apprezzando i nostri in camera!















9 Ottobre – Lunedì Se un ristorante è pietoso la sera, difficilmente migliora al mattino seguente! Alla scarsa colazione siamo in tre clienti. Il Barbuto “anglo-parlante” evaporato la sera prima è riapparso, ma non ci saluta neppure intento a parlare con l’altra ospite mentre una addetta alle pulizie si appresta a lavare il pavimento del ristorante in presenza dei clienti, tra di essi. Solo la cameriera della sera prima, appena arrivata e dopo averci riconosciuti verrà al tavolo a salutarci cordialmente. Forse l’unica certamente incolpevole della sera precedente. Addio QEFO Hotel, iniziamo a pensare di rivisitare l’Armenia con più calma, ma sappiamo già per certo che questo hotel NON lo rivedremo.
Alaverdi, che abbiamo ammirato ieri sera e questa mattina dalla finestra della camera, è la prima destinazione del programma odierno; la raggiungiamo poco prima delle 10 dopo che ho insistito con l’autista per deviare sino al “Ponte di Sanahin” che si trova nel centro abitato nei pressi della vecchia fabbrica di rame. È un ponte in pietra costruito nel XII secolo, qui ho anche il tempo di osservare alcuni particolari del vecchio sito industriale prima di avviarci verso il Monastero di SANAHIN. Oggi è lunedì, giornata in cui molti uffici pubblici e siti turistici restano chiusi, il sito è aperto e visitabile, fortunatamente ci sono anche pochi venditori di souvenir. Visitiamo il sito in totale solitudine e tranquillità, Bellissimo! All’uscita Assunta riesce a finanziare i due rivenditori di Souvenir per i quali la giornata alla fine avrà un suo perché 😊. Saliti in macchina chiedo all’autista una breve sosta al vicinissimo Museo Mikojan (chiuso) per un paio di fotografie dall’esterno, dove è esposto un vecchio MIG-21. Poi il viaggio prosegue alla volta di Fioletovo, uno dei due villaggi rurali abitati dai “Molokani” una piccola comunità di origine e lingua russa; qui ci fermiamo brevemente per un Te ed alcuni dolci oltre ad una breve passeggiata nei dintorni dell’abitazione del nostro ospite Mihail. Appena ripartiti Davit ci chiede di poter far volare il suo Drone per un filmato, così approfitto per fotografie in un ambiente bucolico assistendo all’incontro tra Mucca e Drone. Ancora 85 km prima di raggiungere Gyumri, ma lungo il percorso chiedo di effettuare ulteriori 2 soste extra: una brevissima visita ad un altro “mausoleo del Genocidio del 1915” piccolo e particolare, ed al vasto al cimitero di Shirak che ho letto avere un settore “militare” ed uno dedicato alle vittime del terremoto del 1988. Trovo il settore militare e non l’altro, poi si riparte. L’attraversamento di Gyumri è difficoltoso a causa di cantieri stradali, ma riusciamo comunque a raggiungere il Monastero di Marmashen, dove Davit rimane stupito quando, arrivando e parlando con lui della strada, gli anticipo che: “dovremo girare a sinistra, scendere per alcuni tornanti prima di arrivare al Monastero nei pressi del fiume”. Stupito mi chiede “come faccio a sapere del Fiume?” Facilissimo: quando viaggio cerco di informarmi su dove vado e cosa visito, altrimenti come faccio a chiedere le “deviazioni mirate” che ho chiesto anche durante il viaggio? Il Monastero è interessante nonostante i notevoli i danni, non riparati, dal terremoto del 1988, meno interessante è l’insistenza ed esuberanza della unica venditrice di Souvenir che cerca di accalappiare Assunta con prezzi anche quadruplicati rispetto agli altri siti già visitati. La visita sarà breve, per il rumore di un cantiere per la pavimentazione del posteggio e di alcuni percorsi pedonali oltre che per il vento che si sta rafforzando. Poi raggiungeremo Gyumri! A nostro avviso meriterebbe più dell’oretta libera che ci è stata lasciata per visitare La Piazza Vartanants, le due chiese (una è la cattedrale) che vi si affacciano e per una passeggiata sulla Abvoyan str, fortunatamente c’è anche il tempo per un caffè all’ AREGAK, la pasusa merita anche per lo scopo benefico del locale. Avendo tempo sappiamo già che ci sarebbe molto altro da vedere, ma “Tempus Fugit“: abbiamo raggiunto l’albergo, depositato i bagagli ed in 30 minuti siamo stati pronti per andare alla Cena prevista al NOR ALEPPO, buona cena e poi veloce rientro all’albergo.


























10 Ottobre – Martedì Oggi incontreremo Odile ed Odette. Al mattino, con un cielo coperto mi alzo prima del solito: so che nei pressi c’è il “Monumento dell’architettura Nazionale e via Urbana” un edificio in stile che, pur se ancora chiuso, voglio vedere almeno dall’esterno. Assunta rimane in albergo anche perché fa piuttosto freddo; cammino veloce, osservo i dintorni e qualche scorcio nelle stradine laterali, vorrei avere più tempo, ma devo rientrare per colazione prima di ripartire. A Gyumri ci voglio tornare, “Con i miei tempi”! Lungo il percorso che ci conduce alla Fortezza di AMBERD il cielo schiarisce anche grazie al Vento, l’autista forse non aveva molto piacere di andarci, ha infatti ripetuto più volte che il successivo monastero di Saghmosavank è molto più interessante. Gli darò in parte ragione. Comunque lascirci il tempo di vederlo ed apprezzare il panorama, inoltre senzacostringerci anche alla sosta al Monumento all’alfabeto armeno sarebbe stato meglio. La Fortezza di AMBERD in sé non è nulla di particolare, quello che merita è il panorama sulla sottostante pianura e gli scorci dell’ambiente circostante, così come la chiesa di Vahramashen nei pressi della fortezza stessa. Il Mausoleo dell’alfabeto, tanto vale saltarlo, è puramente turistico, mentre il Monastero di Saghmosavank va visto assolutamente, soprattutto per il panorama che si apre sulla sottostante gola. Dopo questa visita decidiamo di concedere a Davit una mezza giornata libera, così rientriamo direttamente all’Albergo Cascade a Erevan, dove predisporremo i bagagli per il giorno dopo e, dopo esserci riposati per un’oretta, ci prepareremo all’evento della serata: “Il Lago dei Cigni”. Usciremo alle 17 dall’albergo per identificare il ristorante “adatto” al “dopo spettacolo” e scartato per la scontrosità il primo che avevo ipotizzato, l’Aragil, proseguiamo alla volta del KAMANCHA, dove una graziosa e cortese ragazza ci spiega le caratteristiche e gli orari, così prenotiamo per le 22-22.30! Abbiamo ancora il tempo per pausa caffe sulla Tashir e per l’ennesimo “Spettacolo Comico”: ordiniamo 2 fette di Torta, 1 Mocaccino ed 1 Capuccino ad un ragazzo che non ha l’aria sveglia, 30 secondi dopo ne arriva un altro per le ordinazioni, passati 2 minuti il primo torna da noi: “spiacenti, non possiamo fare il Moccaccino”, ok, rispondo, “allora niente Mocaccino, ma 2 Capuccini, invariato il resto”; pensate la meraviglia quando poi, un cameriera diversa ci ha portato il conto con 2 Capuccini + 1 Mocaccino + 2 dolci, ancora più stupiti siamo stati quando abbiamo osservato come, per la “spiegazione e soluzione del problema” avevano attivato altre 4 persone diverse dalle prime; sino a quando, una ulteriore diversa cameriera ci ha portato lo scontrino corretto. Finito qui? NO! Chi ha portato il nuovo conto non era autorizzato ad incassare, neppure gli altri… a quel punto mi sono alzato ed ho iniziato a sbracciarmi nel mezzo della sala, richiamando l’attenzione del cameriere “poco sveglio” che chiacchierava amabilmente con una collega. Ho pagato in monetine, sino all’ultimo Dram 😊 chiedendogli di controllare…. Niente mancia ovviamente!
Odette ed Odile sono state splendide, “sembravano gemelle” distinguibili solo dal costume 😊; ho trovato più attraente Odile, quella in costume nero 😊, comunque io come tutti i presenti abbiamo tifato per Odette! Scherzi a parte: Splendida serata, splendida esecuzione, brava la Prima Ballerina (Odile/Odette) un po’ meno Siegfried, mentre l’attesa performance delle mie preferite: “Le 4 Cignotte” mi ha commosso.
Ottima la cena al KAMANCHA così come la passeggiata notturna, sino all’albergo durante la quale Assunta mi ha confidato di come sarebbe rimasta volentieri, più a lungo, piuttosto che ripartire, come da programma, la sera seguente. Erevan ci ha affascinati, il resto dell’Armenia ci è piaciuto. Domani abbiamo ancora qualche visita prima di decollare, alle 20.00. Buonanotte.










11 Ottobre – Mercoledì Sveglia, Bagagli, Colazione, carichiamo le valigie ed alle 9.15 siamo diretti al Mercato GUM, dove acquistiamo formaggi, salumi e frutta secca, spendiamo la gran parte degli gli ultimi Dram rimasti. Da Erevan procediamo diretti ad ovest, alla volta di Metsamor per visitare il Museo Archeologico, risulterà molto interessante apprezzerò soprattutto la bellissima la “Rana Amuleto” che vi è esposta. Viaggiamo dapprima verso Ovest, poi quando l’autista cambia direzione in direzione Ararat capisco che ha girato verso Sud. L’autista è lui, io avrei continuato verso Ovest, ma forse le mie mappe sono vecchie e ci sono nuove strade non segnate! Quando finalmente l’Ararat mi si riposiziona a sinistra, verso le mie spalle, è per imboccare una strana strada sterrata, percorribile a passo d’uomo a causa di dossi e cunette prodotte dal traffico di camion per movimento terra. L’autista continua a guardare il Suo navigatore, così, dopo 20 minuti, attivo il mio Gps con la mappa OpenStreetMap (con la quale ho gia girato tra le altre Islanda , San Pietroburgo, Slovacchia e Giordania) e realizzo: “dove Ca..o sta andando?” Il museo o davanti a noi, a 3km in linea d’aria, la mia mappa indica una “mulattiera”. Dopo altri 10 minuti di buche e colpi sotto la vettura, l’autista impreca per la “mappa non aggiornata” e mi rendo conto che sta per cedere, allora gli spiego: “la strada (usiamo l’eufemismo) non è delle migliori, comunque, Il museo e ora ad 1 km davanti a noi, proseguiamo così, se percorribile, poi a circa 300m giri stretto a DX e passi il ponte…” Lui mi interrompe e chiede “Ponte…?” “Si”, rispondo io: “ponte e dopo il ponte prosegui altri 400m sino a quella linea elettrica, dove dovrebbe esserci un secondo ponte, lì giri a sinistra costeggi la linea elettrica e dopo il secondo pilone dovresti riprendere a SX la strada asfaltata” Non mi crede! Si ferma a chiedere ad un contadino che credo gli dia le medesime indicazioni, almeno dai gesti che fa. Infatti, prosegue esattamente come gli ho detto prima. Il secondo ponte non mi piace, ma non vuole farmi scendere a verificare le condizioni, decide di passare comunque, e ci va bene. Grazie al cielo raggiungiamo finalmente il museo ed iniziamo la nostra visita accompagnati da una bravissima addetta che ci spiega gli oggetti esposti e la storia del sito, prima di accompagnarci all’esterno e lasciarci a visitare anche la parte esterna e gli scavi prima di raggiungere nuovamente l’autista per ripartire. C’è però un problema: L’autista comunica un concetto del tipo: Huston, abbiamo un problema! “ok, dimmi qual è?” “mi serve il tuo passaporto” prosegue lui. Così apro lo zaino e consegno il passaporto; lui lo ignora ed aggiunge: “Ha chiamato l’hotel, hanno trovato un Passaporto ed un Portafoglio”. Guardo Assunta, “lo hai fatto davvero? 😊” (la sera prima mi aveva confessato che sarebbe rimasta volentieri a Erevan 😊). Scherzi a parte: siamo sconvolti! Abbiamo già perso circa un’ora per il percorso “smart”, ci troviamo ad almeno 45’ da Erevan ed abbiamo ancora visite da fare, per essere in aeroporto entro le 17.30; David sostiene che si può fare tutto e rientrare all’albergo, io ci ragiono e dopo l’esperienza della “stradina” opto per accorciare il programma, concordiamo allora come e raggiungiamo la sintesi: visitiamo il vicino Tempio del Pavone ad Aknalich (non interessante) dove Lui si fa il solito filmato con il drone, poi raggiungiamo Echmiadzin dove hanno prenotato il pranzo, lì vedremo solo da lontano la Cattedrale, comunque chiusa e non visitabile, poi Santa Hispirne, quindi la Cattedrale di Zvartnos; al termine, di volata, raggiungeremo l’albergo per recuperare il passaporto e poi all’aeroporto. Ottimo e come sempre abbondante il pranzo, molto interessante la Cattedrale di Zvartnos e giunti qui ci rendiamo conto di aver “saltato” la sosta a Santa Hispirne. Non è giornata! Zvartnos è bellissima, saltiamo un gruppo di italiani con la guida che gli spiega il sito e mentre camminiamo David fa altrettanto, in inglese, ma con meno informazioni, quindi, raggiunto il sito vi troviamo la coppia di sposi, con damigella e fotografi, intenti al servizio video e fotografico per la loro splendida giornata, mentre la nostra lo è meno. Davit si intrattiene con gli addetti al Drone lasciandoci liberi così ci immergiamo nella visita cercando di scattare le nostre foto, senza impallare il “set” agli Sposi, perlomeno sino a quando l’orda dei connazionali che prima era trattenuta dalle spiegazioni non si riversa nel sito e nel “set” innervosendo sposi e fotografi. E’ finita la tregua così, mentre i fotografi diventano intolleranti, decidiamo di avviarci. Prima di raggiungere il posteggio incrociamo altre 3 comitive, appena scaricate da altrettante corriere, due delle quali sono orientali, abbiamo fatto appena in tempo. “Game Over!” Il sole splende su Erevan mentre attraversiamo il centro, diretti all’albergo per recuperare portamonete e passaporto; qui lasciamo una buona mancia ringraziando per la cortesia, ma soprattutto per l’onestà e risaliti in macchina ripartiamo alla volta dell’aeroporto. Assunta non voleva partire, troviamo allora il compromesso: Ci torneremo!









Questa volta ho avuto fortuna, ho avuto la conferma che, pur se rare, esistono Agenzie Turistiche “Client-oriented” che ascoltano le preferenze e le richiese dei clienti concordano i pacchetti o motivando il perché delle difficoltà, la sorpresa positiva si chiama ETNOARMENIA nella persona di Arpine. L’abbiamo trovata, senza conoscerla, tramite il sito Evaneos (con il quale avevamo già inutilmente tentato negli anni scorsi per l’San Pietroburgo ed Islanda). Arpine parla un ottimo italiano, migliore di quello che talvolta sento da italiani veri. Mi ha consigliato sin dall’inizio, realizzando alcune mie richieste e rimanendo poi in contatto per tutta la durata del viaggio, anche dopo. Viaggio organizzato per due persone, con autista privato che fungeva anche da Guida, pur con alcune limitazioni, il tutto in lingua inglese. La vettura è stata una comoda Mercedes Vito, forse poco adatta ad alcuni tratti sterrati e sconnessi e per questo, in un caso, abbiamo scelto di rinunciare ad alcune visite. Nel complesso una buona organizzazione, soprattutto per alcuni pranzi e cene dove, tra quali abbiamo particolarmente apprezzato il LOBY a Goris ed l’ARMAN HAKHVERDYAN GASTRO YARD a Yeghegnadzor, il NOR ALEPPO a Gyumri e l’ AGAPE a Echimiadzin. I migliori alberghi visitati sono stati l’Hotel MIRHAV di Goris ed il TSAGHKUNQ Chef House, ottima la Posizione del CASCADE di Erevan, discreto il BERLIN ART HOTEL di Gyumri, ma scelta ben motivata, mentre nel complesso resta inclassificabile l’esperienza al QEFO.
Per concludere, il viaggio, da Casa a Casa, incluso tutto quanto pagato (Assicurazioni, posteggio a Venezia, Volo, Souvenir, Extra , Mance, “ ODILE & ODETTE” ecc. ), ci è costato 4.340 euro, ribadisco, da Casa a Casa.
In fase di programmazione, oltre che alla parte gestita dalla Agenzia ETNOARMENIA, ho utilizzato la guida BENVENUTI IN ARMENIA, edizione 2020, pubblicata da Pagineinprogress, autore Stefano Russo; guida che ci è stata utile anche nel corso del viaggio.
Sto abbozzando il prossimo viaggio, vediamo se sarà possibile nel 2024