Sono sempre stato affascinato dai Cani, sin da piccolo e già da piccolo mi era stato insegnato che “un cane non chiede di essere invitato a casa, al contrario decido io di portarcelo”, pertanto devo essere così responsabile da averne cura e rispetto. Ho sempre abitato in appartamenti pertanto non ho mai potuto averne uno perchè non ritenevo corretto limitarli in ambienti chiusi, tantomeno lasciarli soli quando fossi stato assente per qualunque motivo, tra i quali quello di andare in ufficio. Tutto ciò mi ha frenato sino a quando ho conosciuto Assunta, poi siamo andati oltre arrivando ad una casa con due giardini: sul retro e sul fronte casa. Poi fu Pastore Tedesco! …. più tardi poi ci sposammo!
Lo ammetto: ero stato così “inesperto” da non aver mai frequentato ambienti cinofili e di aver adottato “Mida”, pur con tutte le mie buone intenzioni, senza avere esperienza di come ci si comporti con un cane. Il gruppo cinofilo con il quale ho collaborato mi ha aiutato in questo, ancor di più mi ha aiutato proprio “Mida” insegnandomi e sopportandomi sino a quando sono “cresciuto”, cosa per la quale tuttora continuo a ringraziarla. “Si dice ringraziarLo, Mida è un maschio!” No, vi sbagliate, MIDA era una Pastorella Tedesca. “Mida è un nome da uomo” mi hanno sempre detto; corretto, ma Mida non lo sapeva e mi rispondeva comunque! A me ed a Lei andava bene così! Quel nome aveva un suo perché, era stato ben ponderato e scelto, ma questo lo sappiamo in pochi!

Da bambino volevo un cane, da adolescente mi piacevano i cani, il 6 maggio 1976 per il Friuli è stata una data importante, indimenticabile per chi c’era, come lo è stato il 15 settembre dello stesso anno. Memoria più lunga non ne ho, infatti avevo letto in seguito che il “tempo di ritorno” di eventi simili, in Friuli, varia tra i 70 ed i 90 anni, non potevo saperlo se non dai racconti dei miei genitori e dalla storia del Castello di Udine. Al contrario dei Geologi e di chi ancora conosce un pò di storia, i politici di oggi continuano a meravigliarsi che in Italia ci siano terremoti, alcuni giornalisti li trattano come eventi “eccezionali”. Ho imparato che sono un naturale movimento della superfice del nostro pianeta, non non mi meraviglio che ci siano dei terremoti, mi stupisco piuttosto che vengano considerati eventi casuali ed eccezionali al pari di tanti altri: la Terra trema, i Vulcani eruttano, i Fiumi esondano, la Terra inconsistente frana, le Maree si alzano, l’essere umano parla, questi sono tutti eventi naturali! Questa storia ha inizio nel 1976 perchè in quel periodo, mi mossi, mai abbastanza, come volontario: la scuola dal giorno dopo venne chiusa sino al settembre seguente e non potevo restare con le mani in mano accontentandomi di leggere i giornali od ascoltare la radio. Dopo quella esperienza che mi fece crescere iniziai lentamente a chiedermi cosa avrei potuto fare di più, maturai così l’idea di unire il mio desiderio di un Cane a quello piacere di rendermi utile. Attesi di potermelo permettere, attesi di avere il giardino, attesi che mi costruissero il recinto coperto e nel febbraio 1996 fu il momento: non sapevo nulla di cani! Dopo aver scartato alcuni commercianti che mi apparivano troppo superficiali, ebbi la fortuna di trovare un allevatore privato, aveva appena avuto due cucciolate, andammo a vederle. Non sapevo come scegliere, non sapevo cosa guardare, spiegai all’allevatore cosa volevo fare con il cane e mi disse semplicemente, “guarda cosa fanno!” facile, facile, li stavo già osservando! Mida fece il primo passo: mi venne vicina Lei e fù la Scintilla! Aveva 40 giorni, doveva stare ancora con la madre, vidi anche il padre che era stupendo! Era la fine di febbraio 1996 e la settimana dopo dovevo recarmi per lavoro a Bratislava, ci accordammo affinchè la tenesse fino mio ritorno, quando sarei tornato per prenderla. Fu una settimana fredda e nevosa, rientrai da Bratislava guidando tutto il tempo su ghiaccio grazie a quell’imbecille del mio datore di lavoro che mi dava sì la macchina, ma con pneumatici estivi, le catene le portai io adattandone un paio vecchio di macchine precedenti. La mattina dopo l’allevatore mi chiamò: la cucciola aveva avuto una gastrite, “poteva darmene un’altra” disse, Io mi ero impegnato con Mida e non potevo deluderLa. Concordammo con l’allevatore che la tenesse qualche giorno in più. Quell’anno festeggiai il compleanno andando a prendere Mida e portandola a casa! Al ritorno guidò Assunta, io avevo un esserino impaurito in braccio! Assunta ci portò a casa ed andò a lavorare, noi restammo soli, in giardino. Quel giorno Mida mi mostrò il suo carattere quasi subito: dopo un certo tempo trascorso in giardino a fare conoscenza rientrai in casa, non so per cosa, e da fuori, con i suoi due mesi fece uno squittio che doveva essere un abbaio richiamandomi ai miei doveri! Per i due anni seguenti l’abbaio fu il problema principale nell’addestramento di Mida, il principale se non consideriamo la lenta formazione del Conduttore! Udine, Pordenone, Montello, Piancavallo, Malborghetto, Folgaria, Ghedi…… sono tutte tappe più o meno frequenti, di allenamenti ed esercitazioni. In quegli anni, arrabbiature per esami “toppati” per inesperienza, nervosismo per incomprensioni (ed il mondo dei cinofili non è dei più semplici), tutte cose che ho superato con l’aiuto di Mida che, insegnandomi come doveva essere trattata e gestita, ha atteso pazientemente che diventassi “grande” sino a quando i risultati sono arrivati. Interventi reali? Ne ho fatti 3 ed un preallarme. Ma non questo era l’importante, la cosa più bella è stato il rapporto con Mida e quello che Lei mi ha insegnato e fatto capire su me stesso. In una occasione, rientrando arrabbiato con il mio superiore dopo una trasferta in Germania, appena arrivato a casa la accompagnai a correre in un campo vicino a casa, probabilmente non fui abbastanza “attento” e cortese con lei, infatti ad un certo punto mi lascio lì, da solo, tornandosene a casa ignorandomi. Continuando a chiamarla rientrai a casa e la vidi nella penombra dei lampioni: sie era accomodata nella sua cuccia dalla quale vedevo sporgere solo il naso: mi ignorava completamente! In quella occasione mi “spiegò” che “stare con me era per Lei un piacere”, ma il piacere deve essere reciproco e per stare con Lei dovevo dedicarle attenzione e stato d’animo adatto, senza questo non le interessava la mia compagnia. Compresi la lezione: da quella volta, quando al mattino ed alla sera la portavo a passeggiare, incominciai a staccare “l’interruttore” da tutto.
Può apparire strano, ma i due fatti più “Assurdi” che abbiamo vissuto assieme sono stati quelli che ci hanno legati ancora di più, introducendomi ai momenti migliori che abbiamo avuto in seguito.
Il primo intoppo si chiama Lumachicida: chi si aspetterebbe che in un’area dove quasi settimanalmente si addestrano gruppi cinofili, sia da soccorso che di cacciatori, un giorno Mida si vada a mangiare un boccone con Lumachicida? Nessuno credo, infatti anche il mio istruttore ha sempre dubitato di questo, lui, non i colleghi. Accadde ad inizio luglio nel 1999: durante una ricerca simulata Mida si fermò più del solito in un punto fuori dalla mia visuale. Aveva il problema di non segnalare subito il ritrovamento, ma di attendere prima di abbaiare, a volte troppo, pertanto talvolta tornava da me per condurmi alla “cavia”, o abbaiava dopo essersi agitata per qualche minuto. Quella volta la sentii agitarsi e muoversi, quando era passato abbastanza tempo e non si agitava più pensai che la cavia la avesse accarezzata così la raggiungemmo io e l’assistente: era accasciata a terra, mi guardava ansimando, vicino a lei una porzione di terreno scavata con le zampe, non avevo nessuna esperienza, capivo solo che stava male, la prendemmo in due portandola con un telo che avevamo nello zaino e corremmo verso la base dov’erano posteggiate le macchine, la caricai in macchina mentre un “collega” allertava un veterinario della zona. Era domenica, il collega che conosceva la zona mi condusse sino al veterinario nei pressi della Base di Aviano, questi visitò Mida e diagnosticò “Morso di Vipera!” La trattò, la caricammo in macchina, mi raccomandò di tenerla tranquilla all’ombra ed al fresco, per tutto il giorno. Pagai e partii diretto a casa dove arrivai per le tredici. Pranzare neanche a parlarne, rimasi con lei in garage, con il portone aperto ma dopo alcune ore ancora non si riprendeva anzi, pareva sempre più abbattuta. Decisi allora di chiamare il MIO veterinario: abitava a 50 km ed aveva l’ambulatorio a 10km da me, ci demmo appuntamento all’ambulatorio e ci trovammo li: Mida era ancora in macchina quando Andrea arrivò, la vide ed esclamò secco: “LUMACHICIDA!” La visitò e con poche parole, semplici ma gentili, ci fece capire che “era difficile”, Assunta pianse immediatamente, io… non so cosa feci o dissi, ma Andrea vedendoci si convinse e mi aiutò a portarla in Ambulatorio. Rincasammo a notte fonda: aveva la Flebo e Catetere, mi era rimasta impressa la telefonata che sentii tra Andrea ed il Veterinario della mattina, non fu delle più cordiali! Il giorno dopo e per altri giorni ancora, saltai Il lavoro, andai in ufficio solo per prendere alcuni documenti e files di cui mi sarei occupato da casa. l’AD mi chiese “Vale la pena questa cosa per un Cane”, lo zittii. Era quello dotato di stupidità che, un mese dopo, mi convinse ad andare in Nepal 😊 Trascorsi alcune notti in garage al fianco di Mida a cambiare le flebo, il pomeriggio la portavo all’ambulatorio; imparai a fare iniezioni. Le avevamo chiuso gli occhi con cerotti e li inumidivo di tanto in tanto con collirio. Una mattina mi accorsi che qualche cosa non andava, ansimava, iniziò ad emettere dei leggeri guaiti che sembravano più dei pigolii, vedevo che dal catetere non usciva nulla, cercai di sistemarlo ma non cambiava nulla, allora la caricai in Jeep e raggiunsi Andrea dopo averlo chiamato, lui mosse più a fondo il catetere ed iniziò lo zampillo, subito cessarono i flebili guaiti mentre iniziarono a sgorgare le mie lacrime: Mi sentivo stupido! Non ero stato capace di risolverle il problema! Sarebbero bastati pochi cm di catetere in più per risparmiarLe quella ulteriore inutile sofferenza. Andrea mi chiese da quando non dormissi ed appresa la risposta mi intimò di lasciare Mida da lui, andare a casa a dormire per ripassare a prendere Mida alle 19.00. Fu Utile! Ovviamente in quelle condizioni Mida non poteva mangiare, era completamente paralizzata, palpebre chiuse dai cerotti perché non si danneggiassero, le bagnavo spesso tartufo, lingua bocca, occhi, le stavo vicino, ma iniziavo a disperare, a non crederci più non vedevo risultati. Il messaggio lo trasmise Lei: dopo 4-5 giorni stavo versando l’acqua per bagnarle tartufo e lingua quando qualche cosa si mosse: sporse la lingua verso lo straccio bagnato, sorpreso le versai acqua sulla lingua con un cucchiaio e vidi che la ritirava per bere, più tardi trovai un biberon e provai con il latte funzionò! la mattina seguente quando sentì Assunta che passava a salutarci per andare a lavorare fu la volta della coda: solo la punta ma la mosse! Non ci furono più dubbi: ne saremmo usciti, non importava come, ma ne saremmo usciti. Era pelle ed ossa, debolissima, l’avevo nutrita a biberon e cucchiaio, quando non mangiava masticava la sua pallina poi un giorno si alzò da sola, pur se barcollando, a riprendersi la pallina che le era sfuggita di bocca 🙂: la fine del Tunnel, ora bisognava farla muovere e tonificarle i muscoli. Era fine luglio, trascorremmo il mese di agosto portandola a nuotare nel Tagliamento, e nell’Aussa ed a correre, Lei al trotto io in bicicletta, era sempre stata magra, già dalla “gastrite” quando Andrea la aveva definita “un Topolino”, ora lo era ancora di più.
Nel mese di settembre, la federazione di cui facevamo parte con il mio gruppo organizzava un “Campionato” per ricerca di superfice, una parte con esercizi di obbedienza e palestra, una parte di Ricerca. Ci fermammo al “Terra Resta” 😊: a quel comando, noi conduttori ci allontanavamo mentre il cane doveva restate immobile per un certo tempo; con i colleghi raggiunsi il “Nascondiglio” e voltatomi per osservare il terreno trovai Mida dietro a me 😊. “Non importa” mi dissi, il Suo campionato lo aveva già Vinto! L’anno seguente si era ripresa perfettamente, avevamo anche migliorato il nostro “rapporto” volli diventare Nonno! Il maschio era di un collega di un altro gruppo, un bel cane, ma evidentemente Mida non concordava con me, ricordo i suoi occhi e decisi che mai più sarebbe stata forzata. Lei mi perdonò ed il 3 ottobre del 2000 condivise con noi la sua felicità. Le avevo preparato la “cuccia/sala parto” in garage, lasciavo la porta socchiusa in modo che potesse uscire in giardino quando voleva, Lei da alcuni giorni andava a scavare sotto una Mimosa addossata alla casa. Quella notte Assunta si sentiva tesa e, andata in Garage, non trovò Mida quindi mi svegliò preoccupata ed uscii subito in pigiama. Mentre entravo in garage 4 zampe di felicità mi vennero incontro invitandomi a seguirla e Lei, orgogliosa, mi presentò 2 batuffoli ai piedi della mimosa, li raccolsi in una bacinella e li portammo nella Cuccia/Parto dove entrò anche lei iniziando a scodellarne un terzo, quando partii per andare a lavorare erano diventati 6, tornai a casa che erano 9, di cui due morti ☹ il 10’ lo partorì sotto i nostri occhi, già morto e fu difficilissimo allontanarla, ci aiutarono gli altri batufoli che la distrassero. Ne noi nè il veterinario ci saremmo attesi quella nidiata! Fu un periodo stancante per noi, spossante per Lei, ma felice per tutti. Nella cucciolata c’era una femmina di cui mi ero innamorato, era la copia di Mida, stesso carattere, era la mia preferita la avrei tenuta volentieri, ma due femmine, NO! Così rimase un maschio, Artu’ che si scoprì poi, non essere adatto al Lavoro di soccorritore!
Il secondo problema che affrontammo si chiama AMERICAN STAFFORDSHIRE, questo lo affrontai io, Mida lo subì. Era il marzo del 2002, Avevamo passato gli esami di “Operatività” che venivano poi rifatti ogni anno, andavamo a correre ogni giorno, Io Mida ed Artù, altre volte: loro al trotto ed io in macchina. Quel giorno ero in macchina, Mida ed Artù liberi trottavano al mio fianco lungo la strada tra i campi. Incrociai una macchina con due pescatori che rientravano dalla laguna e mi avvisarono di aver trovato due cani liberi in giro, mi fermai subito per far salire i miei e fu mentre chiudevo Artù nel trasportino che arrivarono le “belve”, due femmine. La maggiore, capobranco, salì dalla portiera del lato guida, la seconda passò al mio fianco entrando dal portellone posteriore: Mida fu presa in mezzo. Alla vista delle bocche serrate una al collo di Mida e l’altra alla testa, riuscii a seguire solo piccoli ragionamenti forzandomi di mantenere la calma: mi resi conto che erano 2 femmine la più esperta, aveva preso il collo, la seconda più piccola ed inesperta la testa. Decisi subito di ridurre il numero e la minore fu il mio primo obiettivo, le ruppi sulla schiena un’asse di legno che avevo in macchina, poi mirai ad una zampa così scappò zoppicando, fortunatamente Artù era chiuso e non dovevo preoccuparmi per lui, ma il problema a quel punto era toglierle dal sedile della macchina per portarle in spazio aperto dato che la belva chiara aveva bloccato Mida in un angolo. Non avevo nulla da utilizzare, mi ricordai che il Crik si azionava con una Leva a manovella fatta in acciaio lunga oltre un metro, la presi, spalancai la porta posteriore sinistra abbattei lo schienale e feci in modo che cadessero fuori entrambe. Mida riuscì a liberarsi un attimo allontanarsi verso il bordo della strada prima che l’altra, ignorando il primo colpo della mia sbarra, la prendesse e rotolassero assieme nel fosso, questa fu la “fortuna”: mi buttai nel fosso con loro e piantata la barra nel terreno feci leva comprimendo il collo della Belva più che potevo, l’avevo immobilizzata ma non mollava la presa. Avevo in tasca le chiavi di casa, ed una la infilai nell’occhio della Pitt-bull, senza risultati. Restai lì ed attendere ascoltando il respiro della belva che rallentava sperando che durasse poco, nel frattempo Mida che con l’occhio mi guardava implorando aiuto. Arrivò un “Mona che aveva preso dei cani senza capire a cosa servono, e come si gestiscono, li aveva presi solo per Moda ed Ignoranza” e questo ceffo mi chiese cosa stavo facendo affermando che potevo lasciare il suo cane, la risposta “più pacata possibile” fu: “La mollo quando viene a prendersela!” Solo allora scese nel canale e richiamò la bestia, il la mollai a mia volta quando fuci certo che lei aveva lasciato questa: Midà riuscì ad alzarsi, la aiutai a tornare alla macchina ed a salire, richiudendo le portiere mentre “l’idiota” continuava a dire scemenze, del tipo “non ha affondato i denti, è solo sporca di fango”. Riposi la “barra” in macchina per non essere “stuzzicato” e chiamai Andrea, il Veterinario, spiegandogli quello che Mida presentava: una forte emorragia dalla gola e dalla testa. Era Sabato, Andrea era via con la famiglia a fare spese, mi richiamò dopo aver parlato con un suo collega, mi diede l’indirizzo di quest’ultimo mentre “l’imbecille” mi invitava ad andare a “casa sua” per risciacquare nella fontana il mio cane che aveva, a suo dire, solo qualche graffio.

Il veterinario indicatomi si trovava a metà strada tra me ed Andrea, in periferia di Udine, arrivammo quasi contemporaneamente mentre Mida dissanguata iniziava a perdere conoscenza, iniziarono a ricucirla ed a farle “il Pieno”. Tornai a casa a notte, ad Assunta dissi semplicemente che c’era stato un problema, cercando di minimizzare, non ci cascò. Il rimborso dall’assicurazione arrivò tramite mio legale, nel frattempo, saputo da altre fonti che la stessa cosa era già accaduta ad altri cani, pastori tedeschi, nella zona, sempre ad opera della stessa “banda”, feci un esposto ai Carabinieri, cose burocratiche. Fu difficile per me e per Mida riprenderci, io continuai a sognare la situazione ed a svegliarmi di notte per anni, avevo reagito nell’immediatezza per istinto, ma fortunatamente mantenendo un minimo di razionalità; l’elaborazione del problema e del rischio corso lo elaborai in seguito. Per fortuna nel gruppo di cui facevo parte, altri cani “compresero” il disagio di Mida, ebbi modo di osservare come, alcune dinamiche tra “femmine” del gruppo, per un periodo, cambiarono, quasi come se le altre femmine volessero aiutare Mida a riprendersi. Mida per molto tempo faticò a convivere tranquillamente con cani di quel colore, neanche con Labrador miele con cui in passato aveva buone relazioni.
Il rapporto con Mida dopo quella esperienza condivisa fu splendido, aveva una fiducia immensa in me, aveva capito che non avrei potuto farle del male per nessun motivo, in nessun modo, anche quando con l’età ed altri acciacchi o piccoli incidenti “intervenivo” su di Lei, mi dimostrò quanto non temesse nulla dalle mie mani. Venne con me in uno “scambio di esperienze” con un gruppo cinofilo di Timisoara ed in quelle occasioni fu un piacere con Lei dimostrare come un “Cane da Soccorso” può essere gestito da distanza, senza condurlo al guinzaglio come alcuni di quei cinofili facevano trovandosi a gestire cani che in precedenza erano utilizzati per altri scopi. In un vecchio edificio alla periferia nord di Timisoara facemmo una ricerca simulata: appena arrivati, dopo aver viaggiato per 450km e nonostante avessimo concordato di “operare” su un singolo piano, il Capo Istruttore posizionò la cavia tre piani più in su pensando di metterci in difficoltà, poi raccontò al suo “superiore” che senza guinzaglio non potevo seguire bene il cane. Il giorno seguente, il responsabile della locale “Protezione Civile”, ex colonnello dell’esercito, nel corso di una riunione mi fece esattamente questa obiezione e gli risposi chiedendogli davanti agli altri cinofili: “se domani dovesse verificarsi un terremoto e doveste verificare se ci sono persone all’interno del palazzo danneggiato e forse “pericolante” prospicente al suo ufficio, preferirebbe inviare un cane da solo, o tutta l’unità, umano compreso?” Dal suo sguardo, fu evidente come avesse ben compreso il punto, ovviamente non rispose. L’istruttore i giorni successivi non venne più, nemmeno quando i suoi “colleghi” mi accompagnarono ad un campo sportivo dove, rimanendo fermo ad un bordo del campo, inviavo Mida nella struttura di spogliatoi e tribune che si trovavano sul lato opposto, dentro alle porte o sulle scale che loro mi chiedevano di farle percorrere. Era brava … Lei!

Sopportava tutto, anche i diversi interventi che ebbe con il tempo, i tumori, i problemi alle articolazioni… ad un certo punto le trovai l’ennesimo “nodulo”, lo sentivo crescere. Andrea mi disse che, non soffriva, ma che si sarebbe ingrossato e che un intervento non avrebbe risolto il problema, lo avrebbe solo posticipato. Mida aveva associato l’ambulatorio di Andrea alla paura, si agitava, spaventata, ogni volta che la portavo: per farla entrare dovevo prenderla in braccio, anche solo per i vaccini. Decisi a quel punto di non operare più, l’avrei considerato Accanimento Terapeutico e mi giustificai la decisione con il concetto “ha passato di tutto, lasciamola tranquilla, lei comunque non sa e va bene così”. La vidi appassire, iniziare a trascinare le zampe posteriori, sono convinto che si rendesse conto che non si muoveva più come prima, la sua testa volava, ma il corpo non la seguiva lo leggevo nei suoi occhi quando mi guardava. Quando ritenni che il limite fosse stato raggiunto comunicai ad Andrea la Mia Scelta chiedendogli di poter essere Io ad iniettare e di poterlo fare nel nostro giardino, per non portarla ancora al suo ambulatorio affinchè partisse tranquilla. La Deontologia e la Legge non lo permettevano. Volevo accompagnarla sino in fondo, avrei voluto aiutarla a terminare le sue sofferenze “con Onore”, ma non potevo farlo io, mi è stato permesso di assisterla e salutarla facendole sentire l’odore della mia mano mentre con l’altra la accarezzavo in quegli ultimi, brutti, secondi.
Alcuni anni prima invece, non c’ero, fu quando mancò mia mamma, …. mamma Armida.
Per molto tempo non ho più voluto avere cani, nel frattempo ho cambiato lavoro e sono più all’estero che in Italia, ora si, “vorrei ma non posso” … ma spero.